Qualche anno fa (ma che dico, qualche settimana fa…).
“No, non amo cucinare, non sono brava. E non amo nemmeno pulire, rassettare e tutte quelle cose lì. Ho un lavoro, impegnativo, non ho tempo da perdere, non riesco”.
Oggi.
Non solo cucino – e con buoni risultati, direi! -, non solo rassetto e tengo in ordine la casa, ma mi piace e me ne compiaccio. Solo ieri sera, ho provato un’estrema gioia nel mettermi ai fornelli per la mia famiglia e i nostri amici e cucinare una pasta semplice, con sugo al tonno: mettere su il soffritto fatto alla mia maniera, guardare sobbollire il sugo, non vi dico la soddisfazione di guarnire il wok pieno d’amore, con una foglia di basilico a forma di cuore. Lo stesso l’altra sera: ho cucinato degli spaghetti alla bottarga che erano una bomba; ok, ci sono ancora degli accorgimenti da fare, ma dentro c’era tutto il mio impegno e la mia dedizione.
E poi, mettermi a lavare i piatti: credo di essere l’unica donna sulla faccia della Terra a preferire i piatti sporchi al letto sgualcito da rifare. So che a Teo non piace, perciò mi ci dedico io e mentre lavo e strofino, l’acqua lava via anche i miei pensieri. E poi, ancora, ramazzar per terra: Buzz perde davvero una quantità enorme di peli e tutte le sere devo passare la scopa in ogni anfratto della casa per evitare a me una crisi respiratoria colossale (essendo io allergica). Quando raccolgo quel nugolo di peli e quando, dopo averli gettati, mi sbatto stanchissima sul letto, mi sento soddisfatta.
Sarò normale? Forse sto solo crescendo. Crescere vuol dire sondare i propri limiti e conoscersi meglio. E io ho capito ancora qualcosa di più di me stessa.
Che quando dicevo che non ero capace, che non avevo tempo di fare queste cose era solo la paura di non riuscirci, di non riuscire ad arrivare mai a questo traguardo nella mia vita: il traguardo di avere una famiglia mia di cui prendermi cura. Era solo una paura che tentavo di esorcizzare, allontanando il dolce pensiero e facendolo diventare acerbo e aspro, come l’uva della volpe.
Ora ci siamo: a breve la nostra casina sarà piena dei mobili che abbiamo scelto insieme, avrà la forma che desideravamo. Dentro al mio cuore, sapevo che sarei stata una perfetta donnina di casa: infatti, la prima cosa che ho chiesto a Teo è stata di avere un tavolo da pranzo da mettere in salotto, di quelli di legno, su cui mettere un runner colorato e i fiori freschi tutti i giorni. Perchè amo la famiglia, gli amici, che si ritrovano intorno a un tavolo e ridono e si vogliono bene. Per me famiglia significa con(di)vivere con convivialità.
Ho scelto di avere un lavoro impegnativo, ma anche di essere una donna presente per la sua famiglia: tra un sughetto e un articolo, sarò felice. Ma felice davvero. Sognare i sogni fa paura, tanta. Ma lasciate che l’amore riempia i vostri desideri e dia forma al vostro essere. Voi non siete le vostre paure, voi siete molto di più: basta mettersi in gioco. Partendo da una pasta al sugo, per esempio.

Sei speciale… come sempre…. un abbraccio a te e a Teo… affettuosamente….e auguri oer la vostra nuova casetta.❤️.Elisabetta
Grazie cara, di cuore. Ti abbraccio forte, a presto! :*