Se moriste adesso, sareste felici della vostra vita? È una domanda che mi porto dentro da tanto. Me l’hanno fatta l’altro giorno. Ci ho pensato. Ci penso da sempre.
Mi son guardata allo specchio. La vedete questa faccia? Sul sopracciglio c’è la cicatrice dell’altalena che ho preso in faccia da piccolina, sotto gli occhi ho delle borse che abitano lì dalle mie notti insonni, ai lati degli occhi cominciano a comparire le prime rughe, in testa i primi fieri capelli bianchi. Nella mia espressione riconosco il volto di mia madre da giovane, ci vedo la gioia delle mie estati in campagna, i cappellacci di mia zia Adriana, i tortellini di mia nonna Teresa. Sulla mia bocca ci scorgo le parole sincere, che hanno saputo sollevarne gli angoli, i baci rubati, quelli dati, quelli strappati, quelli ancora da dare, da desiderare. La pelle intorno alle labbra mi ricorda quando uno stress talmente grande diventò un’enorme macchia rossa, che mi faceva vergognare di me stessa. Le mie fossette raccontano dei chili persi, le mie collane di Venere e il mio doppio mento di quelli presi. Ho le iridi di due colori diversi. Marroni, ma di due intensità differenti. In una ci ritrovo i sacrifici, le rinunce, tutte le volte che mi è stato chiesto di mettermi da parte, in nome di qualcosa di più grande. Nell’altra, i miei sogni, i miei entusiasmi, le ali che so di avere e che ora voglio spiegare. I miei occhi raccontano tutto l’amore che c’è stato e quello che voglio che ci sia. Le pagliuzze intorno alle pupille sono ideogrammi: non rappresentano un suono, ma un’idea. E ci puoi leggere il mio futuro.
Se morissi ora, questa faccia scomparirebbe, si dissolverebbe come il resto del mio corpo. Ma avrei la certezza di aver lasciato molto di più di uno sguardo, di un sorriso, di un bacio. Perché ho avuto l’ardire e l’ardore di vivere fino in fondo la vita che volevo, che sognavo. Mi dispiacerebbe perché ho ancora così tanto da fare e da dire, ma sento che una piccola parte di me continuerebbe a vivere nel battito di tanti altri.
Se mi spegnessi ora, sarei felice. Come una candela, che nel suo piccolo, ha saputo rischiarare quel tanto che basta per addormentarsi con gratitudine.
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