“Io il culo, ah sì, non ce n’è”. “A me fanno impazzire le spalle, grandi, muscolose, strutturate. E a te, Lili?”. “Eh, cosa?”. “Ci sei, sei tra noi? Cosa ti attrae di un uomo, ricordi?”. “Ah sì… il sorriso”. “Sì vabbè, la solita pura e innocente, figurati”.
Non aveva voglia di controbattere Lisa. Perché le sue amiche avevano ragione. Non era il sorriso. Erano le labbra. Quelle labbra. Il sorriso era solo una delle tante cose che sapeva fare con quelle cazzo di labbra, e non era nemmeno quella che gli usciva meglio. Aveva un sorriso sbieco, di quelli in cui sollevi solo un angolo della bocca. Sfuggente, come lui. Ma non lo valorizzava, non valorizzava le sue labbra, che così si assottigliavano. E invece quelle labbra…
Le aveva viste la prima volta a un aperitivo di lavoro: lui illustrava un progetto, lei prendeva appunti per farne un articolo. Non le aveva notate. Troppo lontano. Troppo lontani loro due, lei ancora imbrigliata in una storia senza via d’uscita, da cui poi trovò il coraggio sì di uscire, ma a caro prezzo. Era rimasta a brandelli, inutile lenzuolo rimasto steso al sole per troppo tempo, esposto alla grandine e al solleone.
Poi, Instagram. La community di chi lavora nello stesso ramo è sempre troppo piccola, anche per chi abita in città troppo grandi. Così, eccolo lì. Con le sue labbra, che ora potevano abitarle gli occhi e incendiarle la pancia. Il labbro superiore più fine, quello inferiore più carnoso, una deliziosa forma di cuore allungato: come aveva fatto a non notarle prima? Del resto non si ricordava, né quanto fosse alto, né se fosse muscoloso. Ne vedeva solo il viso sullo schermo, e del viso fissava le labbra. E gli occhi, due piccole fessure nere come la pece, specchio della sua anima, all’apparenza espansiva, ma imperscrutabile in profondità.
Quelle labbra racchiudevano pensieri e parole che sapevano rapirla, portarla lontano, affascinarla come nessuno prima. E una voce che difficilmente si riusciva a dimenticare, baritonale, un po’ roca, profonda. Come i suoi occhi, come la sua anima.
Si scrivevano, si parlavano, si chiamavano anche. Ma vedersi ancora no, non era possibile. Non aveva capito se per via della pandemia in corso o perché c’erano altri impedimenti, una mancanza di volontà che raggelava tutto. Le sue labbra e le sue parole la attraevano come un magnete, i suoi occhi la respingevano e la rigettavano in mezzo a una strada. E tutte le volte che lei provava a imboccare la via del ritorno, lui la inseguiva per riportarla indietro.
Un inseguimento in cui non vi era né gatto né topo, né guardia né ladro, solo due cuori forse troppo spaventati per trovare il coraggio di farsi compagnia. Si erano ripromessi di mantenere i buoni rapporti, di essere solo amici. Lui era troppo incasinato in una vita in cui doveva gestire una ex moglie e due figli sballottati da una casa all’altra. Non aveva spazio né modo di gestire un’altra relazione. Lisa se l’era fatta andare bene, pur di averlo nella sua vita. Perché la sua presenza aveva dato valore aggiunto alla sua esistenza, in un momento in cui sembrava averlo perduto per sempre.
Fino a che non avevano infranto la loro promessa. Era successo un giorno di primavera, dopo essersi incontrati per caso a un evento in centro. La città era tornata a vivere, e loro due anche. Ognuno per la sua strada. Non si sentivano da settimane. Ma si sapevano ancora riconoscere. Lei lo vide subito. Vide subito quelle labbra, in mezzo a tante altre. E sentì un fuoco alla base dell’ombelico. Poi sentì la sua voce, quella voce che sapeva spegnere ogni incendio. Si guardarono tutta sera, senza avvicinarsi. Entrambi cacciatori, entrambi prede. Fino a che, quando ormai quasi tutti se ne erano andati…
“Ciao”, “Ciao”. “Stai andando?”. “Sì”. “Andiamo”. Finirono a casa di lui, epilogo che entrambi avevano già scritto, e che aspettavano, senza colpi di scena. Si baciarono a lungo. Lisa appoggiò le sue labbra a quelle di lui, erano morbide, a compensare la ruvidezza della barba. Indugiò su di esse, le mordicchiò, le tirò, le leccò. Fino a che lui non spostò le sue labbra più giù, facendo le stesse cose prima ai suoi capezzoli, poi alle sue, di labbra.
Un piacere intenso la sorprese, aveva mai davvero goduto fino a quel momento? La girò e la prese da dietro, dolcemente ma con veemenza, mentre con quelle labbra le baciava il collo, le mordeva i lobi delle orecchie. Entrambi cacciatori, entrambi prede. Caddero sfatti tra le lenzuola, sfiniti. E…
“Ci sei, sei tra noi?”. Il chiacchiericcio delle sue amiche aveva riportato Lisa sulla terra. Il solo pensiero di lui e delle sue labbra l’avevano fatta eccitare. “Devo andare”. Aveva deciso che l’avrebbe chiamato. Fosse anche solo stata per una notte, voleva vivere quell’emozione fino in fondo. Voleva vivere senza rimpianti. L’inferno era pieno di persone che avrebbero voluto essere felici e invece.

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