Eccoci con la quarta puntata del progetto “Startup Mon Amour”, il viaggio alla scoperta di realtà innovative legate al mondo del wedding, ideato da #giovaniconlapiva. Questa volta la nostra #consulenteatipica Carolina è andata alla scoperta di Marryadress, un marketplace online con inserzioni completamente gratuite per comprare e vendere abiti da sposa nuovi, usati e accessori, a prezzo scontato rispetto a quello di listino, direttamente tra donne, risparmiando denaro e contribuendo a salvare il mondo!
Perché, come recita il claim sul sito, “non esiste fanciulla che non voglia sentirsi principessa per un giorno, e non esiste donna che non ami fare shopping”. I fondatori sono tre: Francesca e Luigi Manfredi, a cui si affianca Davide Cirelli. Francesca e Luigi sono due fratelli legati da una robusta e sana storia imprenditoriale di famiglia. Lei esperta di moda e appassionata di orologeria con esperienza decennale nel mondo del luxury, ha ricoperto incarichi esecutivi nel marketing e nella comunicazione per gruppi internazionali. È il cuore pulsante di Marryadress e si occupa dello sviluppo del business, marketing e comunicazione. Luigi incarna il ramo imprenditoriale della famiglia. E poi c’è Davide, conosciuto per caso a Times Square (NYC). Milanese (imbruttito), una carriera dirigenziale nell’oil and gas e nella finanza internazionale, si occupa della parte finanziaria. Carolina ha fatto una chiacchierata con Francesca. Ecco quello che ha scoperto…
Com’è nata l’idea di MarryAddress? “Marryadress nasce a Milano il 22 marzo di quest’anno. La sua storia inizia però quando Francesca, da sempre innamorata del mondo dei reali e dell’etichetta, e con una passione sfrenata per gli abiti da sposa, decide di vendere il suo: “Cosa potevo farmene del mio abito da sposa che mi rubava spazio nell’armadio?”. Purtroppo nulla, poiché dopo varie ricerche, nessuna soluzione rispondeva in maniera appropriata ai miei bisogni, consapevole del mio budget e non disposta a mettere in vendita un oggetto prezioso e delicato in mezzo ad automobili, barche e frullatori. Così è nato Marryadress”.
Le italiane sono disposte ad acquistare un abito usato? Come fanno a provarlo? “Le italiane (come lei) fino a oggi non sapevano di poter acquistare e vendere un abito da sposa usato, ora grazie a Marryadress questo diventa possibile. “Quando mi sono sposata nel 2012 – ci racconta Francesca – non c’era un luogo ideato e creato per rispondere (anche emozionalmente) a questo processo di acquisto carico di aspettative. Ricordo che dopo il matrimonio, la sola idea di pubblicare in vendita il mio abito da sposa di fianco a un frullatore sui siti generalisti di vendita di oggetti di seconda mano mi faceva venire i brividi, e mi ha sempre demotivato alla vendita”. Su Marryadress invece, il processo esperienziale è stato studiato e “provato” da una donna, proprio per rispondere ai bisogni che nascono nella fase di ricerca dell’abito da sposa e di vendita. Marryadress è un marketplace per la vendita e l’acquisto di abiti da sposa direttamente tra donne. Mette in contatto domanda e offerta: colei che vuole vendere l’abito su Marryadess pubblica un inserzione con le informazioni e fotografie dell’abito, Il team di Marryadress verifica i requisiti dell’inserzione e se risponde ai nostri standard approviamo. Colei invece che vuole comprare l’abito, tramite il sito contatta il venditore, si mettono d’accordo per incontrarsi e provare l’abito, e se è amore a prima vista il pagamento avviene direttamente tra venditore e compratore”.
Qual è stato l’investimento iniziale e a che cosa è servito? “L’investimento iniziale ammonta a circa 15mila euro ed è servito per la realizzazione del sito, costituzione della società, attività SEO e avvio delle campagne di comunicazione che stiamo integrando proprio in questi mesi”.
Come vi siete fatti conoscere (o vi state facendo conoscere?): “Siamo totalmente digitali (campagne di sponsorizzazione su Facebook e digital PR). Abbiamo attivato una campagna di sponsorizzazione su Facebook in target con donne sposate, fashion, attente alle nuove tendenze e ovviamente sensibili al tema del riciclo e della green economy. Se si pensa che per produrre 1 kg grezzo di cotone sono necessari dai 2mila ai 29mila litri d’acqua, è facile capire che la produzione di un abito da sposa (con tutti i metri di tessuto necessari) va a incidere molto sull’inquinamento, quindi di certo è un tema che va tenuto in considerazione data l’importanza che l’argomento (finalmente!) sta assumendo anche in Italia”.
Qual è il vostro modello di business? “FREEMIUM. La parola magica. In primis, le inserzioni sono e saranno sempre gratuite per tutti. Ci saranno a partire dall’autunno delle funzioni a pagamento per essere in home page, in cima alle altre, in vetrina o nelle newsletter che manderemo ai nostri iscritti. In seconda battuta, a questo affiancheremo delle vetrine per i produttori/ negozianti, che pagheranno una cifra fissa annuale per essere visibili sul sito con i loro abiti. Non appena il traffico del sito raggiungerà un certo volume, apriremo il business anche ai banner pubblicitari perché il pubblico di Marryadress, ovvero le donne sposate e le future spose, è molto ampio: per esempio, le prime presto diventeranno mamme e sicuramente avranno bisogno di carrozzine per bambini etc., mentre alle seconde interessa tutto il mondo del matrimonio: fioristi, location, case, mobili, viaggi etc..”.
Chi e come decidete il prezzo? “Le spose in totale autonomia. Noi diamo dei suggerimenti in base allo stato dell’abito, alla marca (fondamentale) e all’anno di acquisto dell’abito”.
Come sta andando? Il vostro giro d’affari? “Per essere online da soli sette mesi molto bene, il giro d’affari chiaramente oggi non è ancora misurabile da un punto di vista monetario, ma le intuizioni e le analisi di mercato ci stanno dando ragione poiché abbiamo già più di 220 abiti caricati (tutti delle migliori marche e da tutte le parti d’Italia), 1000 utenti iscritti e più di 30mila pagine visitate. In Europa ci sono all’incirca 2 milioni di matrimoni, e in ordine numerico i quattro paesi più importanti: (al 2012, dati più recenti ce li forniranno a breve)
1. GERMANIA (400mila)
2. INGHILTERRA (300mila)
3. FRANCIA (233mila)
4. ITALIA – (220mila) | il 2016 è l’anno che ha segnato, dopo diversi anni il ritorno alla crescita del numero di matrimonio di circa 8mila unità.
Parametrizzando questo bacino al giro d’affari delle vendite di oggetti di seconda mano, si intuisce chiaramente la potenzialità del business. L’Italia è di certo un mercato con un bacino importante considerato che è pressoché inesplorato, ma nel nostro futuro vediamo i mercati di cui sopra, a cui affianchiamo la Grecia, dove invece l’abito da sposa si affitta. Oltreoceano, in USA e Australia, questi modelli di business sono ormai maturi, con diversi operatori che gravitano in questo business che vale più di 80 milioni di dollari. Noi siamo i primi in Italia che approcciano questo mondo con una precisa strategia di marketing, poiché il mondo dei matrimoni non è fatto solo di fiori, musiche e tanta leggerezza. È un business vero e proprio come quello del fashion, del turismo etc.”.
È stato difficile mettersi in proprio e gestire la società da un punto di vista contabile/fiscale? “No, perché ho avuto un bravo consulente che mi ha guidato. È stato difficile fare delle valutazioni concrete, perché oggi in Italia non esiste una normativa precisa riguardo alla materia delle startup: ecco, avere un professionista esperto e preparato in questo ci ha aiutato a fare le scelte giuste, come banalmente che tipo di società aprire”.
È un business replicabile? “Replicabile e scalabile. Anzi, dichiariamo che siamo alla ricerca di un investitore per “andare a nozze””.
E ora chi sarà il prossimo protagonista della nostra rubrica, dove ci porterà questa volta la nostra Carolina? Tra un mese lo scopriremo, stay tuned!
Chi è Carolina: Carolina Casolo, ovvero #carolinaconsulente, è una consulente un po’ atipica, che ama poter assistere aziende o persone fisiche che iniziano una propria attività seguendo un sogno, fornendo punti di vista differenti e trovando soluzioni innovative per rispondere alle sempre più particolari esigenze dei clienti. Ecco da dove è nato il suo interesse per il settore del wedding e in particolare per le startup. È la founder di #giovaniconlapiva, la società di servizi e consulenze dedicata ai giovani under 35 che si approcciano al lavoro autonomo.
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