Amo guidare. Se posso, guido io. Amo farlo tenendo la sinistra a ore 12 sul volante e la destra sul cambio. Guida sportiva, da maschio, da chi vuole avere il controllo. Dovessi rifare l’esame di guida oggi verrei bocciata. Non è sicura, dicono. Ma fa sentire sicura me. Piede pesante sull’acceleratore. Amo la velocità. Amo sorpassare.
Tanti anni fa ero alla guida di una macchina sportiva nera, col poggiolo per il braccio. Mano a ore 12, l’altra sul cambio. Ricordo che un mio amico, seduto al mio fianco, mi disse: “Ti si addice, Franci. Sei nel tuo. Sei così”.
Io allora non capivo. Mi sentivo adatta a una Seicento. Mi sentivo una Seicento. Una vita a essere quella scontata, che non ti lascia mai a piedi, quella giusta che fa sempre la cosa giusta… A lungo andare non ti senti preziosa, un lusso.
Oggi autostrada deserta. Alla radio i Muse cantano “They will not control us, we will be victorious”. Gettano benzina sul mio fuoco, in questi giorni un po’ spento. Alzo il volume. In un attimo supero i limiti. Mangio la strada. E realizzo.
Io sono una che si fa strada e se la mangia. Una vita a sognare il posto indeterminato perché gli altri lo sognavano per me, quando invece il mio posto nel mondo l’ho trovato lì dove con la mia creatività posso dar libero sfogo ai miei sogni. Una vita a pensare di essere una Seicento, quando invece sono una Jaguar. Una vita a pensare di essere stocazzo: sono ancora stocazzo, ma di valore, quantomeno per me.
“Tu sei una che non si può, che non si vuole lasciar andar via”, mi ha detto oggi una persona che mi conosceva da solo un’ora. Teo ha lottato tutta una vita per non lasciarmi andar via.
Se mi cerchi, è facile che mi trovi. Ma se mi trovi, devi essere capace di tenermi. E se non sai tenermi, è semplice: io sono libera e non sono per tutti. Finalmente l’ho capito.
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