Avevo bisogno di un pensiero felice prima di addormentarmi ieri notte. Me ne sono arrivati migliaia, che mi hanno cullato tutto il giorno.
“Ditemi una cosa positiva di questo 2020”, vi ho chiesto. A dispetto di quanto potessi credere, ho visto più persone positive di quanto pensassi. Chi ha partorito in piena pandemia, chi si è sposata, chi ha ritrovato se stessa, chi l’amore, chi ha imparato ad apprezzare il silenzio, chi ha capito l’importanza di avere tempo, chi quella di avere una famiglia…
Siamo “gente che spera, cercando qualcosa di più in fondo alla sera”, per dirla come vent’anni fa. È bello avere speranza, perché ti fa credere di non poter perdere mai, al massimo impari.
Ne so qualcosa, io, che ho continuato a sperare anche quando non c’era motivo apparente per farlo. Ho continuato a credere che ce l’avrei potuta fare anche da sola. Ma ora sto vacillando.
E non perché non credo più in me stessa. Ma perché non credo più nel mondo là fuori. Dove succede tutto e il contrario di tutto. Ti addormenti con una piccola certezza e ti risvegli che forse non puoi più nemmeno mettere il naso fuori di casa.
Mi mancano le piccole certezze che erano certe per davvero: i suoi sorrisi, le mie braccia intorno al suo collo, i suoi abbracci prima di chiudere gli occhi, le sue mani sui miei seni, i suoi baci appassionati, i suoi biglietti sparsi per casa, le nostre colazioni, i suoi hamburger… Tutte quelle cose che se anche domani chiudevano il mondo, io nel mio piccolo ce le avevo. E che ora non ho più.
Questo fa l’assenza di chi ami: ti fa vacillare nel tuo piccolo mondo. Tenetevi strette le piccole cose che vi tengono in piedi: vi terranno al caldo nelle notti in cui i singhiozzi andranno al ritmo del vostro cuore.
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