Niente di questa giornata è andato come doveva: abbiamo fatto 180 km per andare a mangiare in un posto che ci ha rimbalzato per un quarto d’ora di ritardo e il campo di zucche che dovevamo visitare ha chiuso due giorni fa causa Covid-19. Dopo l’incazzatura iniziale, abbiamo ripiegato su una trattoria alla buona, su qualche foto in mezzo alla natura e su un campo di zucche vicino casa, che è stata una meravigliosa scoperta. Volevo assaporare un po’ d’autunno e me lo sono andato a prendere. È stata una giornata diritta, anche se tutto è andato storto. L’importante non è dove, è con chi. E soprattutto, se la vita ti tira dietro zucche, tu intagliale. O facci un risotto.…
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Un compleanno diverso
Sono grata alla vita. Mi addormento con un canto di lode sulle labbra. Perché mi è stato tolto tanto, ma ho ricevuto anche tanto. Oggi c’era il sole dopo tanto freddo, che pareva tornata l’estate. E sono stata subissata d’amore, con tanti messaggi di affetto sincero. Ho iniziato la giornata con le coccole delle mie cucciole sul lettone e l’ho conclusa ballando Pem Pem con gli amici che amo. È stato un compleanno diverso, ma diverso non significa meno bello. Non fatevi ingannare: la vedete quella luce in ogni foto, e i sorrisi? Teo c’era. E mi ha fatto capire che la felicità non sta nelle cose, ma nelle persone.…
Un domino di bene
Lei è la mia Amica, ha appena finito di festeggiare i suoi 32 anni. Per capirci, è la prima persona che ho chiamato quella fatidica mattina in pronto soccorso, dopo mia madre e mia sorella. Lei è venuta ed è stata lì tutto il giorno, nonostante abbia il terrore degli ospedali perché le ricordano brutti momenti della sua vita. Si è presa cura di me, prendendosi cura di ciò che io giocoforza non avevo la testa di seguire. Accanto a me ho avuto anche altre donne, un esercito di donne, che mi hanno accudito anche da lontano: con una foto, un cuore, un messaggio, una frase, una canzone, una chiamata, una preghiera. Mi hanno teso una mano e mi hanno scaldato il cuore. Tante, ma tante, che non riesco a contarle. Una specie di matriarcato, una sorta di società maternale, in cui le mie donne si sono curvate su di me e mi hanno medicato le ferite dell’anima. Ho sentito…
Il dono di stare insieme
Amore mio immenso, anche oggi ci hai fatto un regalo: il dono di stare insieme, quando non era affatto scontato. Ma tu poco prima di andartene, mi avevi fatto comprare 200 euro di carne per fare una grande grigliata, e così è stato. Ti sarebbero piaciute un sacco le costine del Cornetti, adoravi la loro carne. Poi abbiamo fatto una passeggiata nelle nostre campagne, ai tuoi, ai nostri posti. Ci tenevo tanto, per me è stato una sorta di pellegrinaggio. Ho tinto di giallo anche quei sentieri, perché chi ci passa non si perda. E ho tinto di giallo i nostri polsi: per ricordarci che siamo tutti legati l’uno con l’altro; che siamo tutti appesi a un filo, quindi che è davvero inutile perdere istanti di vita incazzati o dietro a cose futili, e che tu sei sempre con noi, spronandoci a essere luce a nostra volta. Non è stata una semplice grigliata, ma non riesco a vivere senza immergermi…
Ciao, Silvia
“Ti va di venire a far compagnia a mia figlia? Una volta a settimana, se non è disturbo”. Avevo 18 anni, non sapevo cosa volesse dire fare da dama di compagnia a una persona fragile. Ma i tuoi mi avevano scelta “a pelle”. E avevano ragione, perché da favore quale doveva essere, presto è diventato un piacere. Eravamo nate quasi lo stesso giorno, tu 20 anni prima, ma il giorno dopo. Entrambe eravamo laureate in lingue, amavamo i libri sopra ogni cosa, e stare in giro, visitare luoghi, conoscere gente. Venivo da te e ogni volta c’era qualcosa di diverso da fare: a volte delle traduzioni in francese, altre mi mettevo a trascrivere il tuo diario. Poi andavamo a messa insieme. A ogni compleanno e Natale, arrivavo con un libro. A Pasqua con un uovo di cioccolato. Ormai i libri me li commissionavi, e anche se sapevamo entrambe il titolo, te lo incartavo per lasciare l’effetto sorpresa. Uno degli ultimi…
Come stai?
Sia la nonna Isetta che la nonna Teresa avevano un’abitudine. Prendevano la rubrica del telefono, si avvicinavano al telefono a rotella, inforcavano gli occhiali e facevano il giro di telefonate ai parenti vicini e lontani per sentire come stavano. Un’abitudine ereditata dalla mia mamma e per cui la prendevo in giro. Oggi, in questa situazione d’emergenza, ho preso il cellulare e mi sono messa a chiamare: amiche, colleghe, persone che non sentivo da un po’. Ho mandato messaggi, vocali, ho fatto almeno una decina di telefonate. E solo per sapere come stavano. Solo due settimane fa avrei considerato questa giornata tempo perso; oggi invece la considero una giornata che mi ha arricchito, che mi ha lasciato qualcosa. Una mia amica, dopo il mio vocale, mi ha richiamato, dicendomi: “Ma tu hai scritto a me solo per sapere come stavo? Ma non ero abituata, nessuno l’ha mai fatto. Grazie”. Nel mondo di prima non eravamo più abituati alle cose più ovvie,…
Un abbraccio… e tutto passa
Sono settimane che sono in crisi: tra il caldo asfissiante, i pensieri, le preoccupazioni e il lavoro incessante, mi sentivo e mi sento tuttora meno accomodante, più intollerante, meno paziente, più tendente alla tragedia. Non capita anche a voi di essere molto stanchi e di vedere tutto sotto una lente di ingrandimento? Anche il minimo problema, risolvibile in qualche giorno, può diventare un’insormontabile dramma. Pensate poi al disastro nucleare che può avvenire se nella coppia entrambi sono molto stressati e pieni di pensieri… Ecco, più o meno quello che stiamo vivendo io e il mio fidanzato da qualche mese a questa parte: tra i suoi problemi di salute e le mie preoccupazioni sul lavoro, a ogni minimo cambiamento, discussione, battibecco, io rimettevo in discussione tutta la nostra storia e così, finivamo per discutere animatamente. È successo anche lo scorso weekend, poco prima di partire per una gita fuori porta nei nostri luoghi del cuore, per cambiare un po’ aria e…
Cambiamento = sbattimento
“L’acqua cheta rovina i ponti”. Oppure “Ne uccide più la lingua che la spada”. Cos’hanno in comune questi due proverbi? Apparentemente nulla, ma se si sostituisce all’acqua e alla lingua, la parola orgoglio, allora hanno tutto. Ho visto rapporti finire, guastarsi, andare in malora, più che per fatti oggettivi, proprio per l’orgoglio. Un sentimento talmente potente, che però o ce l’hai o non ce l’hai. Chi ce l’ha, è convinto di essere sempre nel giusto, nonostante gli sbagli; chi non ce l’ha, è convinto di essere sempre nell’errore, nonostante non abbia fatto nulla di male. Perché, per carità, non si tratta di non sbagliare: lo sbaglio è alla base della natura umana, la caducità è il nostro mestiere, facciamo più errori che segni della croce, ma non facciamo abbastanza mea culpa. Perchè il nodo sta tutto lì. Possiamo anche aver capito di aver sbagliato, magari siamo anche arrivati a chiedere scusa, ma far corrispondere dopo azioni che denotino un certo…
Lettera a un Amico
Stamattina mi sono alzata e con un forte mal di testa, d’istinto ho guardato fuori dalla finestra: la neve riluceva al sole, un sole cristallino, limpido, come quelli di primavera. “Era oggi, quattro anni fa”. Mia madre: “Sai che non mi ricordo mai, se oggi o domani…”. “Era oggi”. Oggi che era una giornata pesante, cominciata con una testa pesante, piena di pensieri, affollata dai ricordi, tu hai deciso di rendermela leggera. Oggi che avevo bisogno della luce, tu mi hai donato il sole. Oggi che avevo bisogno di un segnale che andrà tutto bene, indecisa ma felice per il mio futuro, tu mi hai fatto arrivare la telefonata che aspettavo. Oggi che avrei voluto raccontarti tutto quello che mi sta succedendo, mi sono messa a parlare al cielo. Lo faccio spesso, sai? Perchè so che tu sei là e mi ascolti, e mi consigli, e mi proteggi. Mi sorprendo a volte, facendo i cambi di stagione o frugando negli…
Le cose che ho imparato (finora)
È appena iniziato, ha solo 12 giorni questo 2015 nuovo di pacca, eppure mi ha già insegnato tanto, tantissimo. Chè è vero che ho quasi trent’anni, ma a maggior ragione non si finisce mai di imparare. Ho imparato che le cose più belle sono quelle fatte in semplicità, senza grandi artefatti o preparazioni. A Capodanno io e Teo ci siamo concessi una minivacanzina dal mondo e da tutto nei nostri luoghi del cuore, in provincia di Bergamo. Siam partiti nel pomeriggio, finito di lavorare, abbiam fatto la spesuccia e poi mi son messa a cucinare il nostro cenone: una pasta aglio, olio e peperoncino veloce, qualche antipastino ed eravamo così felici di stare insieme, che ci bastava solo la presenza l’uno dell’altra. Ci siamo rintanati lì qualche giorno, isolati da tutto e da tutti, abbiamo visto qualche film, letto moltissimo, fatto molte coccole e ci siamo riposati, come non succedeva da tempo, andando anche alle terme e facendo un giro…