Avevo bisogno di un pensiero felice prima di addormentarmi ieri notte. Me ne sono arrivati migliaia, che mi hanno cullato tutto il giorno. “Ditemi una cosa positiva di questo 2020”, vi ho chiesto. A dispetto di quanto potessi credere, ho visto più persone positive di quanto pensassi. Chi ha partorito in piena pandemia, chi si è sposata, chi ha ritrovato se stessa, chi l’amore, chi ha imparato ad apprezzare il silenzio, chi ha capito l’importanza di avere tempo, chi quella di avere una famiglia… Siamo “gente che spera, cercando qualcosa di più in fondo alla sera”, per dirla come vent’anni fa. È bello avere speranza, perché ti fa credere di non poter perdere mai, al massimo impari. Ne so qualcosa, io, che ho continuato a sperare anche quando non c’era motivo apparente per farlo. Ho continuato a credere che ce l’avrei potuta fare anche da sola. Ma ora sto vacillando. E non perché non credo più in me stessa. Ma…
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Covid-19 e solitudine
Son stati giorni difficili, pesanti. Il Covid-19 ha sfiorato molto da vicino la mia vita e mi ha fatto pensare. Adesso che la minaccia di un nuovo lockdown ricomincia a farsi pressante, mi è salita una certa ansia. La precedente chiusura è stata pesante, ma un sogno, perché c’era Teo con me. Ora se ricapitasse, sarei completamente sola in una casa troppo grande. Io sto bene da sola, ma se posso scegliere di esserlo. Già la vita mi ha precluso la possibilità di continuare a vivere con chi amo. E faticosamente sto cercando un mio equilibrio per essere quantomeno serena. Ora spero non infierisca. Perché la solitudine è una benedizione se scelta, se imposta è una prigione. Pensiamoci.…
Come i cavalloni
Questo è il pontile da cui mia mamma ha imparato a nuotare: mi raccontava sempre che da piccola mio nonno Ido per insegnarle una cosa di cui aveva paura, l’aveva lanciata in acqua da questo molo. E così, nella difficoltà, aveva imparato a stare a galla, quella volta e poi per sempre. La paura è come con i cavalloni: se li affronti, rimanendo in piedi, rigido come una tavola, ne vieni travolto, facendoti anche un gran male. Ti ci devi tuffare, per capire non solo che puoi sopravviverle, ma anche che sott’acqua ti puoi godere la sensazione e il momento.…
Ritorno alla vita?
A quanto pare domani si torna alla normalità, riapre quasi tutto, riparte la vita. C’è gran fermento da parte di molti, chi scalpita per tornare nei negozi, nei ristoranti, nelle botteghe. Io non mi sento pronta. Io potrei uscire, ma ho paura. E paura non ne ho avuta mai. Ma quando non ci sono regole chiare, c’è confusione. E laddove ci sono (poche) regole, vige l’anarchia. Perciò non c’è rispetto, e dove non c’è rispetto, non c’è tutela né libertà. Non è un Paese per fragili.…
Tutti sotto un tetto
Questa è la torta che mi ha portato la mia mamma, fatta da mia sorella. Era tra la spesa che le ho chiesto di fare per me, io che non posso muovermi di casa per nessun motivo. Mi ha lasciato anche una porzione del mio piatto preferito, il carpaccio di melanzane. Ieri sera l’ho vista per l’ultima volta, e chissà quando la potrò rivedere. Non sono una mammona, ma avere accanto la mamma in un momento del genere sarebbe di conforto. Sono rientrata in casa e sono scoppiata a piangere. Quanto vorrei la mia famiglia, ora tutta qui sotto lo stesso tetto. I miei genitori, ma anche i miei suoceri, e mia sorella. Come facevano una volta i nostri vecchi: abitavano tutti nella stessa casa, non c’era privacy, ma c’erano le fiabe, le chiacchiere, un piatto di zuppa calda tutti insieme a tavola, un abbraccio quando si era giù, i giochi giù in giardino. La nostra società del benessere ha…
Finalmente sarò intera
Mi manca andare a fare la spesa nel mio supermercato preferito, perdendomi tra le corsie e i miei pensieri. Mi manca il mio papà, non lo vedo da quasi un mese. Così come mia mamma e mia sorella, anche se le ho potute salutare da lontano una settimana fa. Ho una paura fottuta che possa succedere loro qualcosa, perché non potrei prendermi cura di loro. Ma non ci penso, se no non vivo. Mi manca la cena a casa dei miei il martedì sera a base di bresaola e insalata. Mi mancano gli allenamenti, le mie compagne di squadra. Mi mancano i miei alunni, le nostre lezioni a base di fiabe e giornalismo. Mi manca la domenica mattina, con la messa e l’aperitivo con gli amici. Mi manca Milano, le colazioni e i pranzi con le colleghe-amiche, gli appuntamenti di lavoro, gli eventi, le conferenze, i corsi, gli aperitivi, le mostre. Mi manca uscire quelle rare volte con Matteo, i…
L’amore ti cambia gli occhi
Stanotte Teo si è messo a russare. Forte. Capita di rado, ma capita. Così l’ho toccato dentro, per farlo girare. Ma niente. Mi ha svegliata. E mi sono messa a guardarlo. Non arrabbiata ma felice. Perché significa che stava riposando – cosa molto rara, ultimamente. E soprattutto che respira. Non ce n’è: la malattia ti cambia la prospettiva. L’amore ti cambia gli occhi.…
Cammina nelle mie scarpe
Interno, notte. Io, a letto: “Certo che con sta situazione non so più nemmeno che giorno sia, domani inizia il weekend, ma non cambia nulla rispetto a questi giorni…”. Teo, serafico: “Questa è la mia vita, tutti i giorni. Capisci ora che significa?”. È difficile persino per noi che camminiamo accanto a un malato ogni giorno capire la sua condizione di prigionia. Perché sì, la malattia ti mette in catene. In questi giorni alla fatica della croce quotidiana si aggiunge anche la paura, che batte più forte del solito. Nostra, ma soprattutto di chi è più fragile. Per questo sarebbe buona cosa tacere tutti e portar rispetto. Ho sentito dire in questi giorni: “Ma sì, tanto crepano loro, gli anziani e gli ammalati…”, come fossero un peso, uno scarto. E invece se avessimo dato loro ascolto, ci avrebbero fornito tutte le risposte di cui avevamo bisogno. Perché loro sanno cosa vuol dire convivere col nemico, sanno come affrontare una crisi.…
Addizione/sottrazione
Ieri sera ho visto Ivan Cottini danzare. Aveva grazia, bellezza, coordinazione, sul palco. Aveva bellezza, fama, successo, nella vita. Poi la malattia gli ha tolto tutto. O quasi. Lui danza, lui sorride, lui ha voglia di vivere. Ma nessuno sa a che prezzo li abbia conquistati. La malattia toglie il sonno, il sorriso, il vigore, la libertà, la fertilità, la serenità, la mobilità, la voce, la bellezza, un arto, due arti, l’autonomia, la dignità, un pezzo di fegato, un organo, la speranza, la voglia di lottare, anni di vita. Letteralmente. È una continua sottrazione, raramente regala, difficilmente restituisce. Il malato lo sa, per questo allontana chi gli si avvicina. Perché amare chi sta male è un continuo lavoro di addizione: devi metterci più pazienza, più speranza, più coraggio, più amore, più di tutto. Per amarlo anche là dove lui non arriva, per colmare i vuoti che la malattia inevitabilmente lascia. [Now playing: Amber run – “I found”]…
Noi, sotto al ring
L’altra sera io e Teo abbiamo visto Creed II, l’ennesimo episodio della saga di Rocky. Praticamente la replica di Rocky IV, solo con Adonis Creed e Viktor Drago al posto di Rocky e Ivan. Pur essendo un’americanata, Rocky è una delle saghe che amo di più: perché non è solo sport e onore, ma anche amore che ti fa volare alto e ti salva. Quando Rocky saliva sul ring, lì sotto c’era Adriana. Quando ci saliva Apollo, con lui c’era Mary Anne. In questo episodio, al fianco di Adonis c’è Bianca. Quando Rocky ha trionfato contro Drago, hanno inquadrato per lungo tempo Balboa. Così come quando Apollo è morto o quando Adonis ha sconfitto Viktor. Ma in tutti questi casi la mia attenzione veniva catturata sempre da quei pochi istanti in cui inquadravano Adriana, Mary Anne o Bianca. Cosa si deve provare quando chi ami sale sul ring a dare e ricevere colpi mortali e tu sei lì sotto e…