L’altro giorno sono andata a trovare la mia amica Ele, compagna di treno e di precariato, e parlando del più e del meno, tra una tazza di tè fumante e un pudding al cioccolato, lei mi ha chiesto di Teo. Chiacchierando sulla malattia e sul fatto che ora stesse bene, mi fa: “Però che coraggio! Ti ammiro… Una mia amica, sapendo che il suo ragazzo aveva un’aspettativa di vita molto bassa a causa dell’anemia mediterranea, l’ha lasciato. Oggi lui sta con un’altra e aspettano una bambina. Come si fa?”. Un brivido mi ha attraversato la schiena perché quella era la domanda che nessuno mi aveva mai fatto, ma che tutti vorrebbero pormi. Anzi, non è vero: anni fa, per la precisione sette, quando tutto è iniziato, una delle mie più care amiche, Aly, mi gelò con un’affermazione: “Ma come fai ad accettare tutto questo? Io non ce la farei e me ne andrei”. Anch’io a volte mi sono fatta questa domanda, come tutti coloro…