Gennaio è finito. Un eterno lunedì. È andato bene fino a metà, poi è cominciata una salita faticosa, pericolosa, come di un vagone di una montagna russa ormai usurata che sai che al primo giro della morte si staccherà dai binari. Ho fatto i conti con me stessa, io che non ero brava in matematica. Non so se li ho pareggiati, mi sembra che dare e avere nella mia partita doppia non coincidessero. Ma tant’è. Ho realizzato che sono una fallita. Ho fallito laddove credevo di potercela fare. La mia storia d’amore è stato il mio fallimento più grande: non ho più lui, non ho più noi. A tratti non ho più nemmeno me stessa. Nessuno si lancia da una rupe, sapendo che l’elastico del bungee jumping è stato in parte tagliato. Cosa credevo? Che il nostro amore avrebbe vinto la forza di gravità? Che il peso non avrebbe staccato del tutto l’elastico? Sono una fallita, ma non mi ci…
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Un giorno
Piango. E scrivo. Finalmente. Dopo tanto tempo. Se ne sono accorti, sai, che non stavo bene? “Non leggo più i tuoi post, tutto a posto?”, mi ha chiesto chi mi segue davvero. Ero come prosciugata in questi giorni: di emozioni, di sensazioni, di energie, di sentimenti. Mi do tanto a questa vita, tu lo sapevi e mi invitavi a risparmiarmi. Ora non ho più nessuno che mi dice quando fermarmi, o trattenermi, e c’è chi si nutre di questo. Son tornata alla vita, stasera. Ho visto un film, “One day”. Emma e Dexter, due amici, che amici non sono mai stati, ma che amici lo sono davvero. E si amano, di quell’amore che c’è, anche quando si è lontani. “Lei era la mia migliore amica”, dice Dexter di Emma, che non c’è più, ma c’è ancora, c’è sempre. Tu lo eri per me. L’unico che sapeva tutto quello che abitava la mia testa e il mio cuore, ancor prima che…
Jaguar
Amo guidare. Se posso, guido io. Amo farlo tenendo la sinistra a ore 12 sul volante e la destra sul cambio. Guida sportiva, da maschio, da chi vuole avere il controllo. Dovessi rifare l’esame di guida oggi verrei bocciata. Non è sicura, dicono. Ma fa sentire sicura me. Piede pesante sull’acceleratore. Amo la velocità. Amo sorpassare. Tanti anni fa ero alla guida di una macchina sportiva nera, col poggiolo per il braccio. Mano a ore 12, l’altra sul cambio. Ricordo che un mio amico, seduto al mio fianco, mi disse: “Ti si addice, Franci. Sei nel tuo. Sei così”. Io allora non capivo. Mi sentivo adatta a una Seicento. Mi sentivo una Seicento. Una vita a essere quella scontata, che non ti lascia mai a piedi, quella giusta che fa sempre la cosa giusta… A lungo andare non ti senti preziosa, un lusso. Oggi autostrada deserta. Alla radio i Muse cantano “They will not control us, we will be victorious”.…
5 mesi
5 mesi, Teo. È cambiata radicalmente la mia vita. È cambiato anche l’anno. L’avresti mai detto che ci sarei arrivata salva, sana non lo so, a questo 2021? Sì, tu l’avresti detto, avresti sempre scommesso su di me. Cammino tanto, medito, leggo un sacco, scrivo scrivo scrivo, ascolto la musica a tutto volume, guardo tutti i film che ho in arretrato, dormo poco, di notte creo nella mente, il giorno creo nelle mani. Mi entusiasmo per le piccole cose, mi infiammo per le cose belle che mi stanno capitando, che poi capitando, io credo che attiriamo ciò che pensiamo di meritare. Mi sento amata, tanto. È come se la tua grande anima si fosse sparpagliata in tante anime e ora queste stiano chiamando la mia. E io le riconosco, e mi ci specchio dentro. E mi nutrono, e mi ispirano, a volte senza bisogno di parlare, anche a km di distanza. C’è così tanta energia intorno a me, segno tangibile…
Io sono Francesca
Ognuno ha i suoi modelli cui ispirarsi. La mia eroina non sta sui libri di storia, ma è stata e continua a essere una femminista a modo suo. Si chiama Carrie Bradshaw e quando comparve sugli schemi 23 anni fa, io ero ancora troppo piccina per coglierne il senso. Recuperai qualche anno dopo e ne rimasi folgorata: è grazie a lei, se ho deciso di seguire il mio cuore, diventando giornalista di costume e abbandonando un posto sicuro in Comune. È grazie a lei se ho speso millemila euro in scarpe, borse e vestiti. È grazie a lei se ancora oggi sogno di avere la mia rubrica sull’amore e il sesso su un quotidiano o una rivista (e l’avrò, lo so). Anni fa la mia allora caposervizio – oggi carissima amica -, intuendo la mia affinità col personaggio di Sex and the City, mi fece uno dei regali più belli mai ricevuti: la catenina col mio nome in corsivo, identica…
Fame di vita
Ad aprirmi i barattoli e i vasetti da sola. Che devo sempre portarmi il cellulare appresso in casa, perché se mi faccio male potrei rimanere lì senza che nessuno se ne accorga. Che son caduta dal duecentesimo piano, come il Falling Man delle Twin Towers, ma io sono ancora viva. Che se mi schianto dal 50esimo, chi se ne fotte. Che è bello dire no quando non voglio qualcosa. Che la tua assenza non è più mancanza, ma presenza. A ballare quando ne ho voglia e a cantare a squarciagola e a urlare vaffanculo dal balcone quando è giusto per me. Che non pensavo potessero mancarmi così tanto i concerti. E gli abbracci. E i baci. E il sesso. Oh sì, anche il sesso. Che l’amore che mi faccio spesso ha a che fare con il corpo, ma sempre ha a che fare con la mia mente. Che gli orgasmi più belli li ho provati con le parole: lette, ascoltate,…
Diversa, non per questo peggiore
Mi son svegliata stamattina e già avrei dovuto capire che sarebbe stata una giornata felice. Ho aperto gli occhi, ho guardato la sveglia: sono riuscita a dormire fino a tardi, le bimbe erano ancora addormentate. Sono rimasta nel letto, sotto al piumone per un’ora, non mi capitava da secoli. Dio, che bella sensazione. Primo regalo di Natale. Tè, telefonate delle mie amiche più care, auguri. Mi metto a lavare i piatti, il mio momento di ricongiunzione. Credo di essere l’unica a cui piaccia, quei movimenti meccanici, senza senso, mi aiutano a rimettere in ordine i pensieri. Accendo la mia playlist. “Listen to the wind blow, watch the sun rise”, fuori tira vento davvero, la canzone perfetta. Secondo regalo. Me la godo fino in fondo. Il giro di basso mi percuote le viscere. Dio, che bella sensazione. Vedo mia sorella. Scartiamo i regali. È così che a Natale si misura l’amore, no? Io l’ho sempre misurato in persone. Mi manca qualcuno,…
Onestà prima di tutto
Natale è famiglia. Per me quest’anno non c’è Natale perché non c’è famiglia. La mia famiglia, quella che mi ero scelta, non c’è più e quella che c’è ancora, è disgregata da regole senza senso. Il Natale come lo conoscevo non esiste più. E a queste condizioni non mi interessa nemmeno più recuperarlo. Ma c’è una cosa che mi preme recuperare: l’onestà. Cercate di stare accanto a una persona perché volete stare con lei e non perché è la cosa giusta. Quanti che “a Natale vengo lì perché sei da sola, perché così stiamo insieme, perché se no che Natale è” o avran pensato “dai, chiamiamola a Natale perché poverina”. No. Ormai io nella mia solitudine ci sto bene e un Natale forzato come questo è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A volte, è vero, mi trovo a invidiare anche quelle coppie che seppur non amandosi, almeno avranno qualcuno con cui brindare. Ma poi mi dico che no, non…
Le lacrime non macchiano
Avete presente il libro delle risposte, quello che fai una domanda nella mente, poi lo apri e lui ti risponde, ma alla fine non ti risponde mai? Ecco, io quando ho bisogno di risposte metto su la mia playlist del cuore modalità random e la musica mi dà tutte le risposte che cercavo. Ma risposte vere. Tipo oggi mi ha insegnato che le lacrime non macchiano. Ed è vero. Nessuno se ne accorge quando le versi. Ma pesano: un cuore zuppo pesa il doppio. E raffreddano, come quando hai il costume bagnato sotto l’ombrellone e un brivido ti percorre la schiena. Bisogna mettersi al sole, per asciugarlo. Io oggi ho steso il cuore, cantando. Mi sento già meglio.…
Fanculo Teo, buon compleanno
È stato qualche settimana fa. È successo, così, all’improvviso. Ho aperto l’agenda, lì dove segno i regali di Natale. I primi erano sempre quelli per te. Compleanno e Natale, mi andava via la tredicesima che non ho mai avuto. Ho richiuso l’agenda con un groppo alla gola che non ti dico. Ho realizzato che non ci sarebbe stato nessun compleanno. Il Natale sì, quello arriva sempre. Ma che cazzo di Natale, però. La tredicesima che non ho mai avuto sarebbe rimasta intatta. Per chi? Sono le 00.30 del 15 dicembre. Ho passato metà serata sul divano in silenzio a leggere un libro che mi parla di me senza di te, poi mi sono addormentata per la stanchezza, poi mi sono risvegliata di colpo e ho ricominciato a piangere, poi mi è venuto da vomitare. Fanculo, Teo. Non avevi alcun diritto di lasciarmi sola, non dopo avermi illusa che non l’avresti mai fatto. Mi avevi promesso che saresti guarito, che saremmo…