Ieri sera ho visto Ivan Cottini danzare. Aveva grazia, bellezza, coordinazione, sul palco. Aveva bellezza, fama, successo, nella vita. Poi la malattia gli ha tolto tutto. O quasi. Lui danza, lui sorride, lui ha voglia di vivere. Ma nessuno sa a che prezzo li abbia conquistati. La malattia toglie il sonno, il sorriso, il vigore, la libertà, la fertilità, la serenità, la mobilità, la voce, la bellezza, un arto, due arti, l’autonomia, la dignità, un pezzo di fegato, un organo, la speranza, la voglia di lottare, anni di vita. Letteralmente. È una continua sottrazione, raramente regala, difficilmente restituisce. Il malato lo sa, per questo allontana chi gli si avvicina. Perché amare chi sta male è un continuo lavoro di addizione: devi metterci più pazienza, più speranza, più coraggio, più amore, più di tutto. Per amarlo anche là dove lui non arriva, per colmare i vuoti che la malattia inevitabilmente lascia. [Now playing: Amber run – “I found”]…