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Buon proposito #10: onorare chi non c’è più

marzo 15, 2019

Cosa succede quando muoiono i supereroi? Dove se ne vanno? E cosa fa la gente senza di loro? Me lo sono chiesto proprio l’altra mattina, quando accendendo il cellulare, da ogni dove – su WhatsApp e su Facebook – mi è giunta la notizia che non avrei mai voluto leggere: è morto Don Gesuino.

Come? Non è possibile, ho subito pensato. Don Gesuino era immortale, perché era dappertutto, poteva tutto. Per questo, era un supereroe, o almeno così me lo sono sempre immaginato sin da piccola.

Perché Don, diciamocelo, tu c’eri sempre: ci sei stato al mio battesimo – “Va che brava questa bambina, non ha nemmeno pianto! Diventerà una grande nuotatrice”, dicesti ai miei genitori; soprassediamo sul fatto che poi oggi so a malapena stare a galla -, c’eri alla mia prima confessione – “Sei stata brava a casa? Hai detto le bugie? È importante comportarsi bene”, mi ripetevi sempre, dandomi un buffetto sulle guance -, c’eri alla mia Prima Comunione e alla mia Cresima.

C’eri quando ho scelto di impegnarmi come animatrice in oratorio feriale e lì ho i ricordi più belli di tutta la mia vita: non perdevi una giornata, ti assentavi solo per dire le messe, ma poi eri sempre lì, a vigilare, a stare in mezzo ai giovani. Il Centro Don Bosco era il tuo grande orgoglio – “tirato su, pietra su pietra, con l’aiuto e il grande cuore dei miei buscatesi”, dicevi sempre -, perché eri orgoglioso della tua gioventù: i giovani erano la tua vera missione, la tua grande passione. Ci conoscevi tutti per nome, sapevi la storia di ognuno, avevi sempre una parola buona per noi o una pacca sulle spalle. Ricordo che ci seguivi anche durante le cacce al tesoro, a piedi o in bicicletta, e poi alla fine, ghiacciolo Mazzoleni – quello con il cane lupo – per tutti.

Crescendo, ti vedevo sempre in giro per Buscate, in mille faccende affaccendato, ma non mancavi mai di entrare dai tuoi amici commercianti per una parola di saluto e un caffè. E poi, quando incrociavi qualcuno che conoscevi – e conoscevi tutti! – era sempre una festa: “Ciaaaooo!”, un ciao roboante, che riempiva le strade e il cielo. Durante le benedizioni natalizie, non volevi l’aiuto di nessuno: ci tenevi a entrare in tutte le case, a portare un saluto ai tuoi parrocchiani, a chiedere come stavano e ad augurare buon Natale di persona.

È grazie a te anche, se sulla mia strada ho incrociato una passione grande come la Volley Don Bosco: tu, insieme alla mia amata Suor Santina e a un manipolo di genitori, non esitasti un attimo a metterti in gioco e a offrire un luogo per radunare i giovani e dar loro la possibilità di fare sport in un ambiente sano ed educativo.

Negli ultimi anni della tua residenza qui a Buscate, eri sempre più stanco e i ricordi si facevano annebbiati: “Ciao, chi sei tu?”, e io: “Ma come Don, sono la Francesca Favotto, si ricorda di me?”. Tu mi rispondevi di sì, ma capivo che facevi fatica a scavare tra i pensieri. La tua voce stentorea e squillante e i tuoi occhi vispi però mi dicevano che in qualche parte, in fondo al cuore, tu sapevi con chi stavi parlando.

Poi, non ci siamo più visti, ma non mancavi di fare avere tue notizie, mediante Don Giuseppe o l’Amministrazione Comunale. Fino a oggi, una calda mattina di quasi primavera, resa un po’ più gelida da questa triste notizia.

“Ti ho battezzato, confessato, comunicato e cresimato. Va che ti dovrò anche sposare, eh!”, mi dicevi sempre, ogni volta che ci vedevamo, anche fossimo in mezzo alla strada. E io: “Don, basta che non mi vorrà dare anche l’estrema unzione”, “No, quella no”. Scherzavamo. Scherzavi sempre, eppure nel mio cuore ero convinta che avresti potuto anche farcela, visto che appunto eri immortale ai miei occhi.

E invece eccoci qui: io con le mani sulla tastiera e gli occhi lucidi, tu chissà dove, ma di sicuro già alla presenza del Padre Celeste, a conversare con lui, a farci quattro chiacchiere.

Ho il grande rammarico che a sposarmi non sarai tu, ma la gratitudine nel cuore di averti avuto sempre nei momenti fondamentali della mia vita: da te ho imparato cosa significa lottare, fare comunità, impegnarsi per gli altri, comportarsi bene, essere una buona cristiana.

Per questo, grazie Don Gesuino, davvero non ti scorderemo mai.
Fai buon viaggio, ci vediamo presto.

Don Gesuino
Don Gesuino nel suo amato Centro Gioventù Don Bosco di Buscate

[Da un mio articolo pubblicato su Logos News]

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by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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