La miglior forma di altruismo è prendersi cura di se stessi: non mi ricordo dove ho sentito questa frase, ma la trovo maledettamente vera. Nell’ultimo periodo, sto andando in corto circuito: troppe cose da fare, troppe cose cui pensare, troppa gente che mette sempre prima se stessa e le sue esigenze e ti tira per il giacchetto e ti dice che è tutto urgente e non rispetta i tuoi tempi e vuole tutto e subito. E basta.
Per carattere, non sono una che si tira indietro, che ha paura di mettersi in gioco e di spendersi per aiutare gli altri, ma sono arrivata a un punto che no, ora è tempo di pensare a me. Mi addormento, facendo fatica, sempre più spesso con il cuore in gola, letteralmente: la tachicardia ormai è mia compagna di incubi. Qualcosa non va. E so perfettamente cosa: l’essere dilaniata dal voler sempre essere disponibile e carina con tutti (senza alcun ritorno, of course!) e il non saper come dire di no alle continue richieste da parte del mondo. È anche colpa mia se sto vivendo a mille all’ora, ma se mi voglio bene è arrivato il momento di mettere numerosi paletti e di pensare solo a me, prima.
Se notate, quando danno le istruzioni per sopravvivere in caso di disastro aereo, ci dicono prima di pensare a noi stessi, indossando la mascherina e il salvagente, poi di aiutare chi ci sta vicino. E questo è proprio vero: se siamo al sicuro noi, siamo in grado anche di mettere al sicuro il prossimo, di dargli una mano, di saperlo consigliare, di essergli di conforto.
Vado a indossare la mia mascherina, chè ho molto bisogno di ossigeno in questo momento: che comunque la verità è che se non ci pensiamo noi a noi stessi, nessun altro lo farà. Che poi forse non ci si aiuta mai così bene come quando si fa da soli. Che forse adesso sono un po’ disfattista e questo è sintomo che sono stanca e che è tempo di mettersi al riparo. Che la primavera è cominciata già da un pezzo (quantomeno sul calendario) e vorrei cominciasse anche per me.
No Comment