Oggi vi racconto la storia di un uomo che un giorno, molto in là nel tempo, direi quasi 15 anni fa, mi insegnò una cosa importante, una cosa che al momento non capì subito. Mi disse: “Un uomo è in campo com’è nella vita”, dove per campo si intende quello da gioco. Lì per lì – ero giovanissima – non realizzai, mi dicevo: ma uno in campo si rilassa, si diverte, figurati se si rivela per come è. E invece.
Devo dire che l’ho provato sulla mia pelle: a quel tempo ero più irruente, focosa, volitiva, tignosa, non lasciavo passare le cose se non erano come dico io, mi spendevo al 100%, fuori dal campo. In campo ero lo stesso, al limite del fastidioso. Oggi che di acqua e di disincanto sotto ai ponti ne è passata tanta, e di merda ne ho mangiata assai, sono un pochino diversa: grintosa e volitiva sempre, ma meno accigliata, accorata, più disillusa. Nella vita e così, in campo.
Ma siccome i grandi maestri, oltre a predicare, di solito danno il buon esempio, vi racconto anche questa.
L’altro ieri al telefono:
“Come stai?”.
“Mmm, non bene, ho mal di stomaco e mal di pancia”.
“Allora stasera stai a casa”.
“No, stasera vengo. Ci tengo e voglio lottare per questa squadra. Se posso fare qualcosa, la faccio, seppur piccola”.
Quella sera in palestra c’era e faceva i buchi nel pavimento e correva senza mai lamentarsi. Aveva mal di pancia, mal di stomaco e la chemio in corpo.
Fuori dal campo è sempre stato ed è ancora oggi esattamente così: grintoso, volitivo al limite del testardo, impegnato e appassionato. In campo, uguale. Nel frattempo, si è beccato un tumore, che ha complicato tutto quanto. Nel frattempo, nella vita c’è gente che abbandona il campo per molto, moltissimo meno.
E niente, la conclusione tiratela voi, che io la mia lezione di oggi me la sono già portata a casa.

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