La parola lottare deriva dal latino luctare, ovvero mettere in atto una lotta, andare contro tutti e tutto per qualcosa o qualcuno. Ognuno di noi ogni giorno lotta contro o per qualcosa, se ci pensiamo: c’è chi lotta contro l’indifferenza, chi contro la maleducazione, chi contro la violenza, chi per ottenere un posto di lavoro, chi per ottenere il diritto a dire la sua, chi per guarire contro la malattia. Lottare richiede energie, ci pone davanti a numerose difficoltà, ci obbliga a misurarci con i nostri limiti, ci fa cadere innumerevoli volte… ma ci fa capire anche di che tempra siamo fatti e se abbiamo la volontà di rimetterci in piedi, sempre.
Quando penso a chi lotta, penso ai tanti miei colleghi, precari come me, che ogni giorno cercano di stare a galla nella giungla del lavoro; penso a Francesca, che da pochi giorni ha dovuto ricominciare la chemio perché il bastardo è tornato a insidiarle il seno; penso a quel papà che si spacca la schiena in quattro posti diversi per racimolare uno stipendio decente e così provvedere alla felicità dei suoi figli; penso a chi ha scelto la dignità di un sorriso in mezzo al pianto e per questo, ha deciso di tirar fuori le unghie per difendere la sua vita.
Ogni giorno è una lotta, una lotta continua: si può anche perdere, ma chi si arrende in partenza ha già decretato la sua sconfitta.
Rimanere in piedi, anche barcollando, ma rimanere in piedi: non sappiamo quali duri colpi ancora la vita ci riserverà, e il brutto è che può colpire duro anche sotto la cintura. Eppure, il vero lottatore è colui che non perde la speranza di farcela mai, anche quando tutto e tutti sembrano volere che getti la spugna. La vita è una prova di forza continua: sta a noi dimostrarle di essere più forti di lei e di meritarci quel miraggio chiamato felicità.

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