Una cosa l’ho capita in questa vita: non conoscere, non sapere cosa accadrà, ci mette agitazione, ansia. L’ansia ci spinge ad aver paura. Aver paura ci fa chiudere in noi stessi, ci fa uscire di testa, ci fa diventare più aggressivi. È un circolo vizioso, quello del pregiudizio. Spesso pensiamo di sapere le cose a priori, senza averle prima afferrate, guardate, osservate, capite. Non ci premuriamo di verificare se le cose stanno davvero come crediamo, ci facciamo bastare il ‘sentito dire’.
È come la storia delle ombre cinesi: di primo acchito sul muro vedi figure spaventose, mostruose, da non dormirci la notte; poi giri l’angolo ed è solo la manina di un bimbo che gioca con la luce. Così è anche con ciò che non conosciamo: mia nonna mi diceva sempre “Guarda più da vicino e vedrai che la paura sparirà” e aveva ragione. Un lombrico visto da vicino non sembrava più un serpente mitologico ai miei occhi di bambina; un problema insormontabile non è più tale se lo si affronta con coraggio.
Nessuno ha voglia di imbattersi in mille preoccupazioni e beghe per trovare una soluzione, ma lamentarsi in attesa che qualcuno lo faccia al posto nostro non lo è di certo. È più facile respingere chi è diverso invece di accoglierlo, per esempio una profuga incinta, cercando di proteggere quel poco che abbiamo e di preservarlo per chi amiamo. Ma continuare a chiudere gli occhi non potrà funzionare per sempre. È anche vero che le vessazioni portano alla frustrazione e la frustrazione porta alla voglia di smettere di comprendere, tanto nessuno ascolta. Ma così facendo intanto stiamo perdendo un’opportunità importante: quella di accogliere la diversità, da sempre sinonimo di arricchimento per tutti, di irrobustimento, mai di impoverimento.
SeDici quindi di voler capire, impara a vedere da vicino, a conoscere prima di giudicare: un giudizio affrettato porta ad aver paura e la paura ci mette gli uni contro gli altri. Ogni giorno può succedere qualcosa che ci scombussola la vita, che ce la stravolge, che ci destabilizza, qualcosa di diverso dal percorso che ci eravamo immaginati: cosa dobbiamo fare, chiuderci sotto una cupola di vetro e far finta di non vedere?
Aprirsi verso gli altri è la cosa più difficile che c’è, comporta aprire anche la mente e gli occhi, ma soprattutto il cuore: ma non c’è stato mai fallimento quando si è fatta rete, quando c’è stato dialogo, quando si è messo in circolo l’amore. Perchè conoscere significa comprendere e comprendere vuol dire imparare ad amare.

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