In principio fu un elastico. E già da lì, dovevo capire che era particolare e fuori dal comune. Un banalissimo elastico, intrecciato a 8 sul mio ditino adolescente, con la promessa che sarebbe stato per sempre, infinito, così come l’otto che disegnava sulle mie dita. Poi fu un anello della Breil regalatomi per il mio 17° compleanno, con la frase: “Io so già che tu sei lei, mettitelo quando ti sentirai sicura della stessa cosa”. L’ho indossato all’uscita dall’ospedale dopo che la prima operazione, ormai quasi dieci anni fa, andò bene: perché se eravamo riusciti a stare sulla zattera durante quella tempesta e io avevo continuato a remare per entrambi, allora cosa avrebbe potuto buttarci giù? Poi fu un anellino comprato da un venditore ambulante di colore, ribattezzato Matumba, durante il nostro primo torneo 24 ore di beach volley. Mi fece salire sulla panchina e tutto raggiante mi disse: “Guarda cosa stiamo facendo… Voglio farlo per tutta la vita con…
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“E ho detto… Sì!”
Tutto è nato per caso. Come le cose belle, del resto. Io pubblico un articolo sugli anelli di fidanzamento (questo qui) e la mia amica Alessandra mi lancia una proposta: “Ma perché non chiedi al tuo pubblico di spedirti la foto del loro e di raccontarti la loro proposta di matrimonio?”. Detto, fatto. Una volta lanciata la sfida, come sempre è stata raccolta da numerose donne (e anche qualche uomo) che non hanno saputo resistere al raccontare una cosa bella, un momento unico, irripetibile, al condividere una gioia. “Perché la felicità è reale solo quando condivisa”, scrisse McCandless nel suo diario poco prima di morire in Alaska, e questa è una vera verità. Tutte storie di uomini che ci provano, di donne emozionate, di due persone che sanno che la loro vita da lì in poi cambierà. Perché si tratta di una promessa, una promessa importante, e le promesse si mantengono, nel bene o nel male. Ecco i loro racconti:…