Quello che ci frega è l’aspettativa. Nella vita, dico. E anche nei rapporti. Ci incontriamo, ci annusiamo, ci intendiamo, ci innamoriamo, e investiamo una grossa parte di noi, convinti di essere ricambiati alla pari. E invece. “Quello che volevo come sempre non c’è, solo un po’ d’amore che diventa polvere…”, cantava qualche anno fa il buon Cremonini. E come dargli torto, anche se qui sembra che quel ‘come sempre’ lasci intendere a un’abitudine. E comunque, se ci ha scritto su una canzone, allora vuol dire che non ti ci abitui mai. È l’aspettativa che ci frega. Quell’aspettare ricolmo di speranza, quell’andare avanti convinti di qualcosa che forse è solo nella nostra testa, quel coraggio che ci prende di fare la cosa giusta, sperando che ad azione corrisponda un’azione uguale. Ma è scritto nella dinamica che può esistere anche la contraria, solo che tendiamo a non prenderla mai in considerazione. Strani esseri siamo noi umani: conosciamo tutte le possibili conseguenze, ma…