“Chi ti farà piangere? Chi ti addormenterà? Chi userà lo sguardo tuo? Chi lo fa al posto mio? Io dove sarò?”. Subsonica Ultimamente, da un anno a questa parte, mi succede una cosa strana, che poi così strana non è: se non sono insieme a Teo, non riesco a dormire. O meglio, prendo sonno sì, ma dopo ore e ore di rigiramenti nel letto, per trovare una posizione, per respirare meglio, per scacciare i pensieri. Capita infatti che quando faccio tardi e lui non sta bene per via della cura, mi chieda di dormire a casa mia per non disturbarlo nel cuore della notte, mentre lui è già a letto. L’altra notte ero nel mio letto, quello da ‘nubile’, e nonostante non avessi pensieri e la stanchezza, non son riuscita a prendere sonno prima di due ore. Due ore infinite, in cui siccome non hai nulla da fare, poi i pensieri ti vengono per forza. Cominci a pensare ai pezzi…
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A letto, cercandosi le mani
Ultimamente non dormo bene. Troppi pensieri per la testa. Mi corico, mi rilasso e la mia mente va, vaga tra i pezzi che dovrò scrivere l’indomani, le cose che dovrò fare, chi dovrò chiamare, le mail che dovrò mandare, le preghiere da dire affinché i miei affetti stiano sempre bene… Insomma, ora che prendo sonno, è sempre ormai notte fonda. Sapete quando è stato l’ultimo sonno beato e sereno che mi sono fatta? Qualche sera fa, quando mi sono addormentata da seduta in una posizione scomodissima sul divano di Teo, con la testa appoggiata al suo petto, le sue braccia intorno a me… e il suo ginocchio nella schiena. Eppure ho dormito per due ore, che mi sono parse lunghissime e che mi hanno rigenerato. Tornare poi a casa, sotto la pioggia e infilarmi in un letto troppo freddo è stato traumatizzante. E non c’entrano l’inverno, le basse temperature o l’umidità che ti entra nelle ossa. No, la notte è…