Shibuya è tornata a casa. Esattamente dopo 4 mesi e 8 giorni. Dopo quel brutto incidente, quasi un mese in clinica, 2 interventi, molte medicine, tanta paura. Nara invece è sempre stata a casa, se in attesa della sorella non saprei dire, anche se nelle ultime due fughe fatte è sempre scappata là, dove aveva visto per l’ultima volta Shibuya. Ho provato a immaginare come sarebbe stato il ritorno a casa: ci avrebbe riconosciuti, avrebbe riconosciuto casa sua, ma soprattutto avrebbe riconosciuto Nara? Ebbene, la risposta è stata sì a tutte e tre le domande. Non solo ci è corsa incontro con entusiasmo, ma ha riconosciuto subito anche il suo giardino. E sua sorella. Alla quale ci è voluto un po’ di più per sciogliersi, per accogliere quella sorella che forse aspettava da sempre, ma che è stata sconosciuta per un po’. Dopo mezz’ora è stato come se il tempo non fosse mai passato, come se quell’incidente non fosse mai…
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Un cuore a quattro piazze
“Quando ci siamo messi insieme, sapevo già che saresti stata per sempre”. “Io non voglio semplicemente curarmi, io voglio guarire”. Teo non è mai stato uomo da mezze misure, o tutto o niente. Quando lui fa una cosa, decide una cosa, sceglie una cosa, punta sempre al massimo. All in, direbbero a poker. Lui scommette tutto, mette in gioco tutte le sue speranze e le sue aspettative, ma non resta ad aspettare, no. Fa in modo che le cose succedano. E poi vadano bene. E quasi sempre vanno come dice lui. È una sorta di lucida follia, dove tutto sembra in balia del caso, ma no, tutto è calcolato. Sebbene poi deciso, cogliendo l’attimo. Così è stato l’altro giorno. Siamo partiti per un weekend di lavoro, siamo tornati con il cuore allargato. “Me le dia tutte e due. O due o niente”. E così, ecco che la nostra famiglia è diventato un cuore a quattro piazze: con noi ora ci…