“Abbiamo fatto bene a venir via di casa due giorni?”. Lo sapevo che mi avresti fatto questa domanda. Perché quando non stai bene tu e soprattutto non sta bene chi ami, l’unica cosa sensata da fare ti sembra rimanere a casa, rimanergli accanto. Ma arriva un punto in cui rimanere immersi nella sofferenza rischia di farti impazzire, di farti sbattere contro il vetro come una mosca disperata. Ed è così che devi salvaguardarti, anche allontanandoti. Com’è che dicono? Durante i disastri aerei, prima di aiutare gli altri, bisogna indossare per primi la mascherina dell’ossigeno. Per non mettere in pericolo sé e gli altri. Ecco, in queste 48 ore siamo tornati a respirare: abbiamo parlato, abbiamo camminato nell’acqua, abbiamo fatto nuove conoscenze, scherzato, abbiamo visto posti nuovi. Abbiamo rivisto il mare. Ora che non siamo nemmeno tornati a casa, ma siamo ancora sul treno, siamo già stati risucchiati dalle preoccupazioni e dai problemi e il tuo viso è già crucciato di…
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Buone vacanze!
Ci ho messo una vita. No, dico, a scrivere questo post ci ho messo una vita. Ho temporeggiato, mi sono alzata, ho bevuto, mi sono riseduta, ho guardato Facebook, ho aperto Word, ho fissato la pagina bianca, ho riguardato Facebook… insomma, una vita. E non perché non avessi voglia di scriverlo, anzi, ma probabilmente la mia testa è già in vacanza. E la mia creatività anche. Del resto, ieri mi sono buttata sul letto nel mezzo del pomeriggio a leggere le mie riviste preferite e poi dopo sul divano a guardare la mia serie preferita… e quando mai capita, se non in vacanza? Perché vacanza non significa necessariamente essere a mille miglia di distanza da casa, sdraiati su una spiaggia bianca (certo, questo aiuta!), ma vuol dire fare ciò che più si ama fare, concedersi delle coccole che durante l’anno trascuriamo, riempire la vita di bellezza e buttare il tempo, se necessario. Quindi, auguro a tutti voi di: alzarvi tardi…