A quanto pare domani si torna alla normalità, riapre quasi tutto, riparte la vita. C’è gran fermento da parte di molti, chi scalpita per tornare nei negozi, nei ristoranti, nelle botteghe. Io non mi sento pronta. Io potrei uscire, ma ho paura. E paura non ne ho avuta mai. Ma quando non ci sono regole chiare, c’è confusione. E laddove ci sono (poche) regole, vige l’anarchia. Perciò non c’è rispetto, e dove non c’è rispetto, non c’è tutela né libertà. Non è un Paese per fragili.…
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Se ci sono limiti non è amore
“A vedere come vanno le coppie oggigiorno, la velocità con cui si tradiscono, si mollano, si stufano, son felice di essere single”, mi ha confessato una mia amica ieri sera. Io invece son felice di essere in coppia, ma felice da impazzire. Metà della mia vita l’ho passata con quest’uomo, che ha trasformato in realtà ciò che ero in potenza. Senza essere mai un limite, ma un volano della mia energia, della mia fantasia, dei miei sogni. Se volevo rischiare, mi spingeva a farlo; se volevo cambiare, mi spronava; e lo fa ancora oggi. Sono giorni questi di grandi turbamenti: qualcosa potrebbe cambiare nella mia vita, e la novità, si sa, scombussola, soprattutto in una normalità conquistata a fatica. Ebbene, non ho mai sentito Teo mettermi di fronte ai nostri, ai miei limiti: “Sei brava, sogna in grande, ce la farai. Io ti aiuterò a scegliere ciò che ti valorizza. Insieme costruiremo il nostro futuro”. Ci sono giorni in cui…
La bellezza della normalità
L’altro giorno eravamo al parco, un normalissimo pomeriggio, di una normalissima domenica, in una normalissima città. C’era tanta gente normale, che faceva cose normali, come leggere un libro, prendere il sole o giocare a pallone con gli amici. L’altro giorno lo guardavo. Lo fissavo come si fissa un miracolo. Come un bambino che sta muovendo il primo passo, da solo. Giocava a calcio con i nostri amici, una cosa normale che fanno le persone normali. Era una vita che non lo vedevo con un pallone tra i piedi. Le cure e il fiato corto non glielo permettevano. Ma l’altro giorno stava bene, l’altro giorno sorrideva. Era felice come un bambino, con il pallone tra i piedi. È bravo ancora, com’era bravo quando la malattia non era un fottutissimo niente. Lo fissavo ammirata. E felice. Era un ragazzo normale, tra ragazzi normali. Mi è scesa una lacrima, come a una madre che vede suo figlio al saggio della scuola. Orgogliosa ed emozionata.…