“Sei una puttana”. Aveva tardato di appena dieci minuti dalla palestra e mentre scendeva dalla macchina, aveva sentito Martina dirle: “Be’, l’istruttore l’ha notato e ha apprezzato”. Suo marito l’aveva sentita, perché era lì con la finestra aperta al 15 di gennaio a contare i minuti. Non aveva fatto nemmeno in tempo a entrare che l’aveva spinta contro il muro. “Sei una puttana”. A niente era valso il tentativo di replicare, di dirgli che la palestra stava funzionando, che quel programma la stava aiutando a perdere peso, che ora aveva il culo delle attrici che amava tanto guardarsi di nascosto su PornHub. Per lui era sempre la “cicciona di merda, chiatta come una balena”. Riuscì a rintanarsi in bagno e a girare la chiave. Lui dall’altra parte urlava come un ossesso. Lei, di qui, si odiava perché tutto ciò che faceva lo faceva per compiacerlo, per tornare a farsi amare come quando erano ragazzini e lui sembrava l’uomo migliore del…
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Nebbia
“Dove cazzo è? Dove cazzo l’ho messa?”. Sapeva di avere una bottiglia da parte per le occasioni buone, ma forse l’aveva già stappata. Perché effettivamente di occasioni belle non se ne vedevano da un pezzo all’orizzonte, e il motivo per cui stava cercando quel Chianti Riserva non era certo una ragione per far festa. Ma ne aveva bisogno. Disperatamente. Non c’era nessun vino in cui annegare l’amarezza. Cazzo. Salendo le scale, inciampò anche su uno scalino, sbattendo il mento. Era evidente che quella giornata di merda non dovesse avere mai fine. Era per terra, spalmata sulle scale che dalla cantina portavano al suo appartamento e nessuno si sarebbe accorto di lei, dolorante sul pavimento. Nessuna lacrima, però, le rigò il viso, forse perché di lacrime non ne aveva più. Era rimasta tutto il pomeriggio in quei 32 mq di merda, davanti al cellulare in attesa di notizie dall’ospedale. Fuori imperversava la pandemia, e suo padre aveva pensato bene di tagliarsi…