Lavorare da casa non è facile. Lavorare da casa con a casa il proprio compagno lo è ancora meno. Un sottile gioco d’equilibri può evitare la tragedia quotidiana delle infinite umane incomprensioni. Orari diversi, esigenze diverse, non avere orari: tutto può portare a una possibile discussione. Ultimamente la mia anima è in balia dei sensi di colpa: da una parte il lavoro, che non si può rimandare; dall’altra, il voler dedicare più tempo a lui, più fragile per via della malattia. In definitiva, anche quando sembra che stia facendo bene, la sensazione è di stare facendo tutto una merda. Giorni in cui non ho tempo nemmeno per respirare, altri in cui le ore passano più lente, potrei prendermi una pausa, ma poi decido di infarcirle di altri articoli da scrivere, per portarmi avanti, che non si sa mai. Maledetta precarietà, che ci fa credere di non fare mai abbastanza, in attesa di quello che potrebbe arrivare (ma non verrà). Precario…