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aprile 29, 2016

Spazi di tè

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Spazi di tè

Lavorare da casa non è facile. Lavorare da casa con a casa il proprio compagno lo è ancora meno. Un sottile gioco d’equilibri può evitare la tragedia quotidiana delle infinite umane incomprensioni. Orari diversi, esigenze diverse, non avere orari: tutto può portare a una possibile discussione. Ultimamente la mia anima è in balia dei sensi di colpa: da una parte il lavoro, che non si può rimandare; dall’altra, il voler dedicare più tempo a lui, più fragile per via della malattia. In definitiva, anche quando sembra che stia facendo bene, la sensazione è di stare facendo tutto una merda. Giorni in cui non ho tempo nemmeno per respirare, altri in cui le ore passano più lente, potrei prendermi una pausa, ma poi decido di infarcirle di altri articoli da scrivere, per portarmi avanti, che non si sa mai. Maledetta precarietà, che ci fa credere di non fare mai abbastanza, in attesa di quello che potrebbe arrivare (ma non verrà). Precario il lavoro, precaria la situazione sentimentale: difficile rimanere equilibrati quando non si hanno certezze. Così ci si affanna per cercare di fare tutto, trascurando forse ciò che davvero conta: prendere dei momenti per sé, per respirare, per fare ordine, per dialogare, per parlare.

Le volte in cui nell’ultimo periodo mi è mancata di più l’aria era proprio quando rincorrevo il tempo invece di domarlo, nel disperato tentativo di fare il più possibile e trascurando chi amavo. Non avevo mai tempo per stare con lui, per parlare, la sera a letto crollavo cotta e devastata, di giorno cercavo di trasformarmi in Wonderwoman, ma con scarsi risultati. Proprio l’altro giorno mi è ricapitata una cosa simile: mentre stavamo chiacchierando, mi è venuto in mente, guardando l’orologio, di quanto dovevo ancora fare e mi son fatta prendere dal panico di non riuscirci. Così ho troncato la conversazione e mi sono congedata, fuggendo in studio. In realtà, poi lui voleva solo rubarmi dieci minuti, ma a me quei dieci minuti sembravano un’eternità, anche se poi chissà cosa dovessi fare… Così è venuto da me con aria sommessa e con quel suo vocino di chi sa che sta per dire la cosa giusta, ma teme la reazione dell’altro, mi propone: “Quando avremo finito tutto questo e vivremo in una casa tutta nostra, istituiremo una pausa, un ritaglio pomeridiano davanti a un buon tè, in cui ci racconteremo la giornata e tutti i progetti ancora a venire, una sorta di rituale in cui ci dedicheremo l’uno all’altra, per evitare discussioni e incomprensioni. Basta così poco”. Lì per lì, mi è sembrata una cazzata, perché mi son detta: “Ma non possiamo parlare la sera a cena o a letto?”, ma poi ho capito: abbiamo la fortuna di poter lavorare e vivere insieme, di non dover dividere la nostra metà con il mondo per tutto il giorno, che bello è potersi trovare insieme a decomprimere dallo stress, dalle mail che non arrivano, da quelli che non richiamano e magari poter ascoltare il parere dell’altro, sempre illuminante proprio perché non coinvolto, senza aspettare di arrivare a sera e poi sbottare.

Ho visto coppie andare in frantumi per la mancanza di dialogo, di comunicazione. Ho visto anche noi essere messi a dura prova proprio perché faticavamo a trovare un momento per parlarci, guardandoci in faccia. Nonostante siano anni che stiamo insieme e dovremmo essere ormai una coppia collaudata, abbiamo ancora tanta strada da fare per migliorare. Ripartiamo da un tè, tenuto fumante tra le mani, sorseggiato con calma, in mezzo a un pomeriggio di lavoro. Chè le priorità si stabiliscono sulla base dell’importanza delle cose. E non v’è dubbio che il benessere mio e del mio amore vengano prima di tutto e di tutti.

amore coppia dialogo discussioni litigare Matrimonio precarietà tè
by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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