“La salvezza non si controlla… Vince chi molla”. Niccolò Fabi Ci hanno insegnato ad accumulare, a trattenere, ad avere, a possedere. E infatti, le persone le reputiamo di nostra proprietà, non un dono, ma un acquisto. Ma degli acquisti prima o poi ci si stanca, ce ne si disfa quando non servono più. Dei doni no. Ci hanno insegnato a vincere, che De Coubertin era un coglione, perché si accontentava e chi si accontenta è infelice a prescindere, a raggiungere il successo a ogni costo, a stare sempre un passo avanti, ad avere sempre l’ultima parola. Ma dopo l’ultima parola di solito cala il silenzio. E silenzio può voler dire solitudine. Per anni ho accumulato: beni, ricchezze, parole, incomprensioni, rospi. Per anni ho voluto vincere: nelle competizioni, sul lavoro, nelle discussioni. Ed ero povera. E non avevo niente, quando in teoria avrei dovuto aver tutto. Poi sei arrivato tu. Che mi hai insegnato a lasciar andare, a non trasformare tutto…
Tag Of litigare
Spazi di tè
Lavorare da casa non è facile. Lavorare da casa con a casa il proprio compagno lo è ancora meno. Un sottile gioco d’equilibri può evitare la tragedia quotidiana delle infinite umane incomprensioni. Orari diversi, esigenze diverse, non avere orari: tutto può portare a una possibile discussione. Ultimamente la mia anima è in balia dei sensi di colpa: da una parte il lavoro, che non si può rimandare; dall’altra, il voler dedicare più tempo a lui, più fragile per via della malattia. In definitiva, anche quando sembra che stia facendo bene, la sensazione è di stare facendo tutto una merda. Giorni in cui non ho tempo nemmeno per respirare, altri in cui le ore passano più lente, potrei prendermi una pausa, ma poi decido di infarcirle di altri articoli da scrivere, per portarmi avanti, che non si sa mai. Maledetta precarietà, che ci fa credere di non fare mai abbastanza, in attesa di quello che potrebbe arrivare (ma non verrà). Precario…
Elogio del litigio
Litigare: ci si scontra, ci si fa male ci si violenta, ci si ferisce. Ci si uccide, a volte. Con le parole o anche fisicamente. Litigare significa che qualcosa non va, aver raggiunto il punto di rottura, a volte di non ritorno. Per poi tornare insieme. Si accumulano tensioni, risentimenti, mai detti, mal detti e si scaricano come un tornado sull’altro, magari senza pensarli davvero. O senza pensare e basta. Alle conseguenze, alle ferite e alle cicatrici che inevitabilmente lasceranno. Starà poi a noi voler o imparare a ricucire lo strappo, prendere ogni coccio e rimetterlo insieme. Lavoro intenso e faticoso, quello di stare insieme, già. Ma nessuno, neppure coloro che arrivano a vivere una vita insieme, ci ha mai detto che sarà facile. Ci illudiamo dopo i primi mesi di sorrisi, farfalle fuori e dentro lo stomaco e occhi a cuoricino che tutto sarà una favola. Ma poi si scopre che non è così. Al primo no, al primo…
Dalla parte giusta del letto
Siamo tornati. Dalla nostra mini vacanzina, intendo. Ci siamo portati dietro i nostri sorrisi, le nostre foto, i nostri abbracci, i nostri baci, i nostri pranzi e cene preparate con quello che c’era nel frigo, la presenza rassicurante dell’altro nel corso della giornata, le nostre discussioni, i nostri mano nella mano. Siamo tornati da solo un giorno e già spuntano fuori i problemi. Non che là non ne abbiamo avuti, di problemi. Anzi. Ma essere insieme vuol dire averli risolti già per metà. Oggi sono qui, sola, con la testa che gira, dovrei scrivere ma non riesco, avrei bisogno di lui vicino per sentire che tutto potrebbe andare già meglio per il fatto che lui è lì di fianco a me. Solo l’altro ieri abbiamo avuto una discussione pesante, quelle in cui senti di aver sbagliato, quelle in cui ti senti una merda perché sai che in parte lui ha ragione, quelle in cui lui per un attimo non ti…
A letto, cercandosi le mani
Ultimamente non dormo bene. Troppi pensieri per la testa. Mi corico, mi rilasso e la mia mente va, vaga tra i pezzi che dovrò scrivere l’indomani, le cose che dovrò fare, chi dovrò chiamare, le mail che dovrò mandare, le preghiere da dire affinché i miei affetti stiano sempre bene… Insomma, ora che prendo sonno, è sempre ormai notte fonda. Sapete quando è stato l’ultimo sonno beato e sereno che mi sono fatta? Qualche sera fa, quando mi sono addormentata da seduta in una posizione scomodissima sul divano di Teo, con la testa appoggiata al suo petto, le sue braccia intorno a me… e il suo ginocchio nella schiena. Eppure ho dormito per due ore, che mi sono parse lunghissime e che mi hanno rigenerato. Tornare poi a casa, sotto la pioggia e infilarmi in un letto troppo freddo è stato traumatizzante. E non c’entrano l’inverno, le basse temperature o l’umidità che ti entra nelle ossa. No, la notte è…