La parola viaggio deriva dal provenzale “viatge”, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, e passò più tardi a significare il viaggio stesso. Viaggiare quindi significa spostarsi da un luogo all’altro, ma farlo portandosi dietro un pezzo di vita e il necessario per sopravvivere. Ora è estate, il momento giusto per vivere nuove avventure, per mettersi in moto e cercare nuovi posti da vedere e da vivere. Ma la crisi picchia duro e non per tutti c’è la possibilità di farlo. E se si tornasse al baratto, se per viaggiare non servissero soldi, ma solo tanta intraprendenza, voglia di conoscere posti nuovi, gente nuova e di fare uno scambio che non riguardi solo le cose materiali, ma anche idee, conoscenze e pensieri positivi?
Ci ha pensato Barbara Perrone, lifestyle blogger (Tec tangibiliemozionidicarta) & social media addicted, che insieme a Davide Tiezzi, travel blogger & soul photographer, ha lanciato il progetto “Travel&Swap”: l’anno scorso hanno fatto il giro della Malesia, barattando workshop di allestimento tavola e di furoshiki per tutti gli ospiti della struttura che aveva aderito allo swap, ma poi hanno deciso di aggiungere un vero e proprio supporto di comunicazione digitale in cambio di un soggiorno di una notte o di un servizio. Quest’anno la meta è stata Oslo e la Norvegia: attraverso l’hashtag #osloswap hanno condiviso con i loro follower le loro esperienze: dagli showcooking di cucina norvegese, alle interviste con artisti e artigiani locali, come il pianista-showman Aksel Kolstad, gli hotel manager di Thon Hotel e Vulcan Hotel, l’executive chef del Fru-K e non da ultimo l’insegnante di cucina norvegese Elise Bratteng Rønning, della Kulinarisk Akademi Mathallen.

Com’è nato il progetto “Travel&swap. Viaggiare con stile barattando”? “L’idea è nata nel 2012 dopo alcune esperienze positive testate in Italia, all’interno di alcuni agriturismi molto speciali capaci di avere una visione ampia sul mondo della comunicazione. In quell’occasione barattammo dei workshop di Furoshiki, della cui tecnica giapponese sono ambasciatrice italiana, con il soggiorno di qualche notte. Un’esperienza unica che ci ha portato a riflettere sulle necessità di chi opera nel mondo del turismo e su quello del viaggiatore. La possibilità di fare un viaggio di tre settimane nel settembre 2013 tra la Malesia, il Borneo e Singapore, ci diede un nuovo input e una nuova sfida da voler lanciare, strutturare e presentare il progetto “Travel & Swap. Viaggiare con stile barattando”. L’idea sembrava delle più folli. In primis perché non avevamo mai presentato un progetto internazionale, secondo perché le strutture alle quali ci rivolgevamo erano di alto altissimo livello e non da ultimo la differenza di approccio dovuta alla cultura. Ma il cuore e la lungimiranza delle persone ci ha fatto subito ricredere. Poi oggi con la conclusione di #osloswap non possiamo che riconfermare queste sensazioni. Sono le persone che ogni volta rendono speciale ogni progetto”.
Come si può attuare nella realtà? “Nella realtà ognuno di noi, se ci si ferma a riflettere, potrebbe barattare qualcosa. Per rompere il ghiaccio si può partire scambiando competenze tra amici e parenti. Una cena in cambio di un aiuto a sistemare le piante sul balcone, qualche conserva in cambio di un quadro fatto dall’amica! Insomma qui scatta l’ingegno e la creatività di ognuno di noi. Non c’è una verità assoluta”.
Come si può viaggiare, basandosi solo sul baratto? “Per fare un viaggio basato totalmente sul baratto, corrisponde a investire almeno 4/5 mesi per la preparazione di tipo tecnico, nonchè costruire nel corso del tempo una visibilità in rete e delle buone relazioni. Questo, se come noi, si dà in cambio, visibilità e comunicazione sui social e non. La parte più complessa di un progetto come il nostro, è aggiungere un livello in più di difficoltà per ogni edizione. In questa avevamo diversi obiettivi. Il primo avere il riconoscimento e il supporto di un ente istituzionale, come Visit Norway; il secondo riuscire a presentare il progetto al pubblico come lo è stato da Open – more than books a Milano e infine riuscire ad ottenere un’intervista su RMC. Insomma dare credibilità, serietà ad un’idea fresca e frizzante ma che punta a crescere”.
Cosa avete portato nei posti che avete visitato e cosa vi siete portati a casa? “Sicuramente abbiamo portato una ventata di novità, di allegria e di gioia contagiosa. Dal punto di vista prettamente tangibile, in ogni edizione portiamo un cadeau che rappresenta l’Italia. In questa tutti coloro che hanno aderito, hanno ricevuto uno spicchio di Parmigiano Reggiano! Noi siamo stati ripagati con un’accoglienza senza uguali, con tanti racconti ed esperienze che non avremmo conosciuto se non fosse stata intrapresa questa strada. Dalla conoscenza di Aksel Kolstad, pianista di musica classica ed eclettico performer, alla scoperta che all’interno dello Scandic Vulkan Hotel esistono camere dedicate ad hoc per blogger e comunicatori. Non da ultimo, l’aver rafforzato stima ed amicizie anche attraverso la rete, che ci ha supportato tantissimo nella diffusione dell’iniziativa.
Quali caratteristiche deve avere un viaggiatore ‘barattoso’? “Il viaggiatore ‘barattoso’ dev’essere di certo una persona predisposta all’apertura e al contatto con gli altri. Deve aver voglia di dare, prima ancora che ricevere. Bisogna essere capaci di mettersi in discussione e comprendere le necessità e i bisogni degli altri. Insomma, serve un pensiero creativo non convenzionale, unito alla voglia e alla passione di presentare al meglio la propria proposta di baratto”.
Consigli da dare a chi vuole fare un’esperienza del genere? “Innanzitutto, chi vuole approcciarsi a questo tipo di esperienza consiglio di pensare al proprio talento, alle proprie passioni. Poi partire con semplicità ed umiltà, un passo alla volta. È necessario fare le proprie esperienze, noi siamo partiti barattando workshop di furoshiki e reportage fotografici in cambio di una sola notte di soggiorno. È importante avere il massimo rispetto di chi ci accoglie, senza avere la presunzione che tutto è dovuto. Quello di cui noi abbiamo avuto conferma è che il garbo, la gentilezza e l’educazione, che sembrano ormai merce rara, alla lunga pagano”.
Per cominciare a viaggiare, invece, si può cominciare adesso: mettersi lì a tavolino, pianificare, documentarsi e intanto fare spazio dentro di sì, quello spazio necessario per ricevere quanto di bello e nuovo e buono possiamo sperimentare lungo il nostro cammino. Perchè “se la vita è un viaggio, viaggiare è vivere due volte!”. E allora non si può sprecare una simile opportunità, pensando ai mezzi che non abbiamo, ma procurandoci i mezzi che riusciamo. E con quelli partire, alla scoperta di nuovi mondi, alla scoperta di noi stessi.



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