L’altra domenica abbiamo passato una giornata in compagnia delle monache benedettine di clausura di Isola San Giulio. In chiesa, appena sono sfilate di fianco a noi, in processione per raggiungere il coro – 70 donne vestite di nero da capo a piedi, alcune anziane, altre molto giovani – mi sono commossa: che scelta incredibile e così controcorrente oggigiorno scegliere il ritiro totale dalla società per consacrare l’esistenza al silenzio e alla preghiera.
Mentre mi perdo nelle loro voci celestiali, il Vangelo mi desta: Gesù esorta a essere servi inutili, a fare il nostro dovere. Inutilità. Questa parola mi rimbalza nella testa, fino a che non abbiamo la fortuna di incontrare personalmente Madre Maria Grazia e poi Suor Renata e Suor Maria Lucia. E lì tutto mi diventa chiaro.
“Il fare il vostro dovere, cioè pregare, non è inutile perché se l’avete scelto è perché siete convinte di poter far la differenza così. Perciò grazie”, Teo cerca di dare la sua personale spiegazione della liturgia alle sorelle. “Sai quante volte ci hanno definite inutili? La gente lo pensa spesso”, confessa Suor Maria Lucia.
Inutilità. Queste donne sono considerate inutili. Teo è stato considerato inutile per molta parte della sua vita, un ragazzo da compatire più che da ammirare. Io spesso mi sento inutile: a volte vorrei poter fare di più per fare avvenire il miracolo che attendo. Eppure. Teo con la sua voglia di vivere, io con la mia pazienza e da oggi, le monache con la loro preghiera: tutti insieme il miracolo che desideriamo lo otterremo.
“Perseverate nella gioia e non perdete lo sguardo di meraviglia: è un dono di Dio”, così ci congeda Suor Renata. Ciò che le persone considerano inutile sarà ciò che vi salverà: e anche l’altro giorno la mia lezione l’ho portata a casa.

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