“I tried so hard | And got so far | But in the end | It doesn’t even matter
I had to fall | To lose it all | But in the end | It doesn’t even matter…”.
Linkin Park
Questa settimana avrei voluto scrivere di quanto è bello andare in vacanza, svuotare la mente, riposarsi etc. Invece no. Giovedì è morto uno dei miti della mia adolescenza: Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, ha deciso di impiccarsi nella sua proprietà a Los Angeles. Aveva solo 41 anni, ma non importa: quando hai il vuoto dentro, non conta quanti anni puoi avere di consapevolezza sulle spalle.
Non sono mai stata fan sfegatata di nessuno e nemmeno dei Linkin Park lo ero. Ma ricordo esattamente la prima volta che vidi il loro primo singolo su Mtv: c’era una ragazza che piangeva sangue e questo ragazzo magro che cantava con una voce, che cazzo, da dove arrivava non si sapeva. Rimasi incollata allo schermo, pietrificata. Poi uscì “In the end” e sebbene nel tempo è rimasta la più commerciale di tutte, è da sempre la mia preferita. Quanto l’ho cantata, cazzo, sa solo Dio. A 15 anni non capisci un cazzo di quello che canti, è già tanto se riesci a tenere dentro un polmone per quanto cerchi di urlare. Ma nessuno cantava come lui.
Non sono solita fare necrologi, preferisco celebrare i vivi che i morti. Così come non sono solita andare a tutti i concerti di laqualunque, così tanto per. Li seleziono con cura perché sono un regalo che mi faccio. Così non era un caso se un mese fa c’ero. Ero lì a Monza a cantare che ce l’ho messa tutta e sono arrivata così lontano, e anche Teo ce la sta mettendo tutta e sta arrivando così lontano. E urlare la rabbia, e piangere. Perché alla fine quando poi capisci cosa cazzo stai cantando, vuol dire che hai abbastanza vita sulle spalle e abbastanza rabbia per dare a quelle parole il significato che vuoi. Sono stata felice di esserci stata, sentivo che me ne sarei pentita se avessi fatto il contrario. E avevo ragione: un’altra voce così non so se la inventeranno mai.
Mi sa che anche tu ce l’hai messa tutta, “ma alla fine non importa poi molto”. Cantavi: “A chi importa se un’altra luce si spegne in un cielo di un milione di stelle”… Probabilmente a un cazzo di nessuno, hai ragione tu. Ma io ti sarò per sempre grata per avermi fatto gridare la rabbia e la disperazione sempre un attimo prima di implodere. A me bastava la tua voce. Tu chissà di cosa eri in cerca.
Ciao Chester, fai buon viaggio.

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