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Education

aprile 13, 2018

“Mi interrogo sulla mia istruzione,
riavvolgo e cosa si vede?
Può essere che tu diventi la verità,
sono un seme che si chiede perché cresce”.

Pearl Jam

 

Oggi sono tornata alle scuole medie del mio paese. Erano vent’anni che non vedevo questo corridoio. Il cuore mi tremava: la stessa cattedra dei bidelli lì all’ingresso, la stessa aula di disegno, gli stessi parasole sgangherati fuori dalle finestre.

Ci fanno entrare nell’aula dove ci attendono 40 ragazzini di prima media: non passa molto prima che comincino con le domande a cuore aperto rivolte a Teo: di lui vogliono sapere tutto, come convive con la malattia, se lo spaventa, come è riuscito a realizzare il suo sogno. Poi a un certo punto Alessio spara la bomba: hai figli? Se no, li vorreste? Il sangue mi si gela: non ho mai avuto l’istinto materno, di bambini non ne sento l’esigenza in questo momento, ma so per certo che vorrei che qualcuno somigliasse a lui, che la luce di Teo si tramandasse.

Nel frattempo, si avvicina la mia ex prof di inglese. Anche lei non è cambiata in questi vent’anni. “Come stai? Son felice che mi hai riconosciuta…”. “Prof, son felice io più che altro. Lei con tutti gli alunni che avrà visto…”. “Bè, ma te non potrei mai dimenticarti, mi hai dato tanto…”. Io a lei? Se penso che è stata una delle prof che mi ha spinto a scegliere Lingue all’Università e ad amare così tanto lo studio, mi si gonfia il cuore di gratitudine.

Intanto, Teo risponde: “Al momento non ne abbiamo, la nostra vita è complicata e non ci permette di fare programmi a lungo termine come le altre coppie, ma se il prossimo stravolgimento fosse per una cosa bella come questa, be’ ne sarei felice!”. Mentre Teo passa la parola a un altro ragazzino, sento dietro di me un compagno esclamare sottovoce: “Sarebbero dei bravi genitori, secondo me, sì!”.

Sarei una brava mamma… Non lo so, l’unica cosa che so è che non mi spiacerebbe scoprirlo. Ma soprattutto che se sono la donna che sono oggi è anche merito di chi vent’anni fa ha lasciato in me qualcosa, dandomi la possibilità di lasciarle qualcosa in cambio. Oggi, nella scuola che mi ha vista bambina, ho capito di essere la donna che avrei sempre voluto essere. Oggi qui ho unito i puntini.

Donate il vostro meglio a chi incontrate lungo la strada: oggi potrebbe sembrarvi di poco conto, un giorno vi tornerà tutto.

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by Francesca Favotto | no comment
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Che coss’è l’amor
Buon compleanno

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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