«Quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre». Mi sono trovata spesso in questi giorni a pensare e ripensare a questa frase di Leonardo Sciascia. In questo nuovo anno appena iniziato, mi sono chiesta quale sia il discrimine per essere parte dell’una o l’altra categoria. La risposta è arrivata abbastanza in fretta, in maniera spontanea, naturale: tener fede alla parola data. Tu dici una cosa, fai una promessa e poi la mantieni. Semplice, no?
Dici “Ti amo” e poi non vai con un altro; dici “Sei tutto per me, guai a chi ti tocca” e poi ti rispetto; dici “Ho voglia di vederti” e poi non metti davanti sempre il lavoro; dici “Adesso ti starò vicino, conta su di me” e poi non sparisci, facendoti i cazzi tuoi. E invece.
In questi anni di speranze e crolli verticali negli inferi, ma più di speranze, sono riuscita ancora a conservare intatta il disincanto, quello sguardo innocente che le persone sbagliano in buona fede, che se sbagliano possono chiedere scusa, che possono ancora diventare migliori. In quest’ultimo periodo, dove tutte le energie, le poche energie rimaste, le devo, le dobbiamo, io e il mio compagno, impiegare per riuscire a restare a galla, non ho più tempo per credere alle belle storie: le menzogne velate da mille belle parole non me le bevo più.
Purtroppo ho capito che la maggior parte dell’umanità – e che bel complimento che ci facciamo chiamandoci umani! – pensa solo agli interessi suoi, agli egoismi suoi: ormai faccio molto in fretta a distinguere tra gli uomini e i quaquaraqua. Mi basta un “Come va? Come sta Teo?”: c’è chi ascolta fino in fondo la risposta, interessandosi davvero, e poi gli, ci tiene la mano nei momenti più neri, e chi chiede e poi a metà taglia corto, che sia mai che a questi poi viene in mente di chiedermi conforto e poi io ho già fatto il mio, chiedendo, sono a posto, no? No, qui a nessuno verrà mai in mente di coinvolgervi direttamente nel viaggio verso l’inferno, ma se non ve ne frega un cazzo, è più gradito il silenzio dell’ipocrisia.
Perciò, SeDici una cosa, poi falla: verba volant scripta manent, dicevano i latini; io oserei di più un verba volant, facta manent. Perchè quelli rimangono scolpiti direttamente nel cuore e nella mente. Smettetela di ammantarvi di belle parole, solo per mettervi a posto con la coscienza: quella è solo l’ennesima presa per il culo che fate a voi stessi. Non a me, di certo: io ho smesso, voglio smettere di credere alle parole, d’ora in poi crederò solo ai fatti.
Intorno vorrò solo uomini e donne degni di portare questo nome, anche a costo di rimanere sola. Che un po’ sola da qualche tempo a questa parte, già un po’ mi ci sento. Ma qualcuno che ha deciso davvero di prendermi per mano c’è. E si sa che a camminare in compagnia, il percorso si fa meno faticoso e le tempeste fan meno paura.

 
							 
			 
			
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