Niente di questa giornata è andato come doveva: abbiamo fatto 180 km per andare a mangiare in un posto che ci ha rimbalzato per un quarto d’ora di ritardo e il campo di zucche che dovevamo visitare ha chiuso due giorni fa causa Covid-19. Dopo l’incazzatura iniziale, abbiamo ripiegato su una trattoria alla buona, su qualche foto in mezzo alla natura e su un campo di zucche vicino casa, che è stata una meravigliosa scoperta. Volevo assaporare un po’ d’autunno e me lo sono andato a prendere. È stata una giornata diritta, anche se tutto è andato storto. L’importante non è dove, è con chi. E soprattutto, se la vita ti tira dietro zucche, tu intagliale. O facci un risotto.…
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Quando ci si ostina a essere estate
Ho sempre amato l’estate: la natura nel pieno delle forze, l’esplosione dei colori, l’illusione di poter riuscire a fare tutto, tutto quello che si desidera. Poi arrivava l’autunno e mi sembrava un sacrificio inutile: perché mettere una fine a tutto quel bendidio? Che senso aveva tutto quel freddo? Oggi camminando per Milano vedevo le foglie staccarsi dal ramo, ormai ingiallite, e danzare a terra: poesia senza parole. E lì ho capito: l’autunno serve a lasciare andare. Ciò che non ci serve più, che ha fatto il suo corso, che ci appesantisce. Lasciare andare, come l’albero fa con le foglie, in attesa che il tempo gli regali una nuova stagione. Una nuova vita, con più slancio ed energia. Sono stata estate per tanto tempo, a ciclo continuo. Mai un interruttore spento, mai una negazione di sè, sempre disponibile con tutti, sempre disposta a fare tutto. A vivere al massimo delle forze, della velocità. Non era vita. Ho imparato a lasciare andare:…
La danza della foglia
“La libertà della foglia che abbandona il ramo è la responsabilità di tornare ogni primavera”. Fabrizio Caramagna Esterno, giorno. Fine settembre. Da pochi giorni è già autunno, eppure la natura non ci vuol sentire: le foglie sugli alberi sono ancora tutte verdi e rigogliose, il sole cerca ancora di riscaldare le ossa. Oh no… ecco che una foglia si stacca dal ramo, per via di una folata di vento, e viene trasportata poco più lontano, lasciata cadere per terra con una delicata violenza, quella di chi sa che non può opporsi al suo destino, ma che ancora non tutto è finito. Ora è tempo che l’albero si metta a riposo, trattenga le energie per una nuova rinascita: della foglia non c’è bisogno, non più, non ora. Ma il suo momento tornerà. Interno, giorno. Metà settembre. Ospedale. “La malattia si è ripresentata… Senza cure non può stare… Proponiamo una chemio contenitiva, che miri a tenerlo sotto controllo, se non a…
Piccole cose
“Tu che sei nata dove c’e’ sempre il sole | sopra uno scoglio che ci si può tuffare | e quel sole ce l’hai dentro il cuore, sole di primavera | su quello scoglio in maggio è nato un fiore”. Amo questa canzone, la sua delicatezza, la sua poesia, le parole che cantate dalla voce lieve di Concato acquistano ancora più senso. Pare che l’abbia scritta per la nascita della sua primogenita e io, sebbene non sia nata a maggio, l’ho fatta mia. Sono nata all’inizio dell’autunno, quando il sole si nasconde dietro le nuvole, ma se decide di uscire ti scalda il cuore; quando gli alberi si tingono di giallo e rosso e le foglie, dopo una stagione di speranza, decidono di abbandonarsi a terra per lasciar spazio a nuova vita; quando le giornate passate al mare con gli amici cedono il passo alla cioccolata calda e fumante, condita da buone chiacchiere davanti al caminetto; quando, raccolta nel tuo…