“La libertà della foglia che abbandona il ramo è la responsabilità di tornare ogni primavera”.
Fabrizio Caramagna
Esterno, giorno.
Fine settembre. Da pochi giorni è già autunno, eppure la natura non ci vuol sentire: le foglie sugli alberi sono ancora tutte verdi e rigogliose, il sole cerca ancora di riscaldare le ossa. Oh no… ecco che una foglia si stacca dal ramo, per via di una folata di vento, e viene trasportata poco più lontano, lasciata cadere per terra con una delicata violenza, quella di chi sa che non può opporsi al suo destino, ma che ancora non tutto è finito. Ora è tempo che l’albero si metta a riposo, trattenga le energie per una nuova rinascita: della foglia non c’è bisogno, non più, non ora. Ma il suo momento tornerà.
Interno, giorno.
Metà settembre. Ospedale. “La malattia si è ripresentata… Senza cure non può stare… Proponiamo una chemio contenitiva, che miri a tenerlo sotto controllo, se non a farlo regredire. Se funziona, sarà per sempre”. Domani c’è l’equinozio, arriva l’autunno. Tempo di mettersi in letargo, la foglia deve cadere se vuole tornare a nuova vita.
Interno, giorno.
Fine settembre. Tra due giorni è il mio compleanno, frugo nell’armadio, nei cassettoni e non ho niente da festeggiare. Riguardo di nuovo, frugo ancora: no, non trovo proprio niente da festeggiare. Mi guardo intorno, le mie coetanee vanno in giro come trottole per scegliere l’abito da sposa, le piastrelle per la casa, corrono all’ospedale per fare la morfologica… Noi corriamo per fare la chemio. I medici dicono che potrà avere una vita normale, fare sport, andare in vacanza, organizzare i suoi eventi. Lui dice che forse in tutta questa sfiga irreversibile finalmente avrà la fortuna di trovare la stabilità per cominciare a vivere, senza dover sempre aspettare l’esito della tac come si aspetta una sentenza, vita o croce, libertà o condanna.
Guardo fuori dalla finestra: c’è una foglia che si stacca dall’albero e che si abbandona al suo destino, trascinata dal vento. Il momento del distacco definitivo non ci è dato sapere, ma è tempo per l’albero di mettersi in letargo, di mettere a dormire la bestia che è in lui. Per poter tornare a primavera, bello e rigoglioso più che mai.

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