Matteo era testimonial Airc, il primo non guarito della storia della fondazione. Il primo che doveva portare il messaggio che una vita bella fosse possibile nonostante il cancro. L’ha fatto bene al punto che Matteo continua a essere testimonial Airc anche se non c’è più. E la cosa incredibile è che io raccolgo il suo testimone, pur non essendo malata. “Vogliamo continuare a portare la sua storia come esempio fulgido di speranza e resilienza – mi hanno detto gli amici di Airc – E allo stesso tempo, raccontare la battaglia di chi sta affianco ai malati: ti va di dar loro voce?”. È una gran bella responsabilità, perché di noi caregiver non si parla mai. Di chi sta sommessamente accanto e non può mai esternare paure e lacrime non si racconta mai. Ho detto subito di sì perché è ora di dire che i malati vivono meglio anche grazie a noi. E alla ricerca. Oggi hanno trasmesso questo nuovo video…
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Pantera nera e SuperTeo
Ti eri tatuato la Pantera nera sul braccio, perché quella notte a Torino, nel freddo dell’inverno, a vedere “Black Panther” da solo, dicevi che era stata la più bella della tua vita. Perché avevi realizzato che eri l’uomo che volevi diventare e lo sei diventato davvero. Era tra i tuoi supereroi preferiti, il primo nero. Così come amavi Deadpool, il primo e unico supereroe col cancro, ma immortale. Anche Chadwick, l’attore che ha dato il volto alla Pantera nera, non ce l’ha fatta. Cancro al colon preso troppo tardi, se ne è andato troppo presto. Come te. Anche qui però muore la persona, ma il supereroe che era rimane per sempre. Come te. Ora vi sarete incontrati nelle savane eterne. Comincia a essere un posto sicuro lassù. Non dimenticatevi di noi.…
Risplendo
Non vivrò fino alla vecchiaia. Spesso mi trovo a dirlo come battuta, ma non troppo. A 10 anni avevo responsabilità di una ventenne, a 20 i pensieri di una cinquantenne, a 35 le preoccupazioni che non augurerei a nessuna età. Sono sempre stata misurata, dentro le righe, responsabile. I miei coetanei mi definivano seria, in realtà volevano dire vecchia. Anche sfigata a tratti: tra le amiche non ero mai quella che spiccava, nascosta sotto maglioni lunghi, occhiali spessi e pile di libri. Ho sempre saputo contrastare però la mia serietà con la battuta pronta e una voglia innata di ridere, nonostante tutto. Infatti, ero anche quella simpatica. Simpatica, seria e un po’ sfigata: Teo mi ha sempre detto che ero bella, ma ho finito per credere alle voci dentro di me. Mi bastava essere bella per lui, ma per me? Continuava a dirmi che ero bella anche quando sono arrivata a sfiorare l’obesità. Mangiavo per lenire il dolore: prendendo i…
Nuovo nato in casa FavoLosa
Circa un anno fa abbiamo concluso il tour di “Piccole fiabe per grandi guerrieri”. Poi è stata salita, 30% di pendenza a 4000 mt d’altitudine. È mancato l’ossigeno per tutto il tragitto, letteralmente. Il tumore ha cercato di costringere Teo alla resa a più riprese, poi il Covid ha cercato di metterlo ko. Nel mentre, qualcuno ha tentato più volte di nuocere alla nostra felicità, facendo del male alle nostre cucciole. Ma Teo è ancora qui. Le nostre bimbe anche. Io mi reggo in piedi a stento per tutte le botte, ma ci sono. Oggi alle 14.30 ha suonato il campanello. Il corriere. “Il corriere a quest’ora?”. Un piego libri per Matteo Losa: “Urgente”. Lo tocco. So cos’è. Lo apriamo insieme. Eccolo. È lui. La copia staffetta del suo nuovo libro. Esiste. Esisterà. Teo ha scritto questo libro in un anno, l’anno più brutto della sua vita. Un anno è poco per scrivere un romanzo di quasi 400 pagine, tra…
La dodicesima stanza
Ieri ho cominciato a piangere alle 7 e ho smesso alle 22, quando mi sono rintanata sotto le coperte, dicendo addio al mondo. Ieri, tra un dolore e un altro, ho appreso della morte di Ezio Bosso. Non lo conoscevo, non di persona e non bene quantomeno, ma ho pianto. La mia amica dice che la vecchiaia unita all’isolamento mi stanno aprendo le cateratte. Ma no, invecchiando, invece, sto imparando a piangere per ciò che lo merita davvero. Ed Ezio è tra queste. Ieri era una di quelle giornate in cui pensare che al mondo ci fosse anche una persona come lui, mi aiutava ad andare avanti. Invece no. Lui questo mondo lo ha lasciato. Lo conoscevo per quello che si può leggere e vedere di lui su Internet. Ma no, lo conoscevo in realtà anche per questo: 3 anni fa, un’amica di Teo e mia, insieme alle due sorelle, raggiunse Bosso, ai tempi direttore del Verdi di Trieste, e…
Una storia coraggiosa
“Franci, ciao. Senti, il direttore vuole fare un numero tutto incentrato sul coraggio. Ti va se racconto di te e Matteo?”. Non capita mai che si parli di me, infatti inizialmente avevo capito fosse un’intervista per Teo. E invece stavolta no, sono io. Volevano parlare di me. E ho acconsentito per due motivi principalmente: il primo è che a chiedermelo è stata una collega della quale ho una stima e ammirazione immensa. Quindici anni fa, quando sognavo di fare questo mestiere, sfogliavo Elle – una delle mie riviste preferite – e quando incappavo in uno dei suoi articoli, mi soffermavo per leggerli tutti, dall’inizio alla fine, auspicando di diventare brava almeno la metà di quanto lo era (ed è) lei. Il secondo è che si parla tanto dei malati, ma poco di chi sta loro accanto. E così, eccoci qui, a doppia pagina sul numero di F in edicola questa settimana: c’è la nostra storia, che è una storia di…
Io sono quella
Quest’azalea era per Teo, è lui il testimonial di Airc. Io non sono malata di tumore. Io non sono un cazzo di nessuno. Però. Io sono quella che gli è stata accanto ogni singolo giorno di questi quasi 14 anni di calvario. Io sono quella che a ogni attesa dell’esito della tac mangia ansia e lacrime. Io sono quella che ha dormito per terra in ospedale. Io sono quella che l’ha aspettato fuori in sala d’attesa a ogni operazione. Io sono quella che la notte a ogni attacco di tosse violenta gli massaggia il cuore per calmarlo. Io sono quella che a ogni colpo di tosse corre a vedere come sta. Io sono quella in quarantena autoimposta da quasi tre mesi per evitare che ogni pericolo gli si avvicini. Io sono quella che ha messo in standby la possibilità di diventare madre, in attesa di condizioni migliori. Io sono quella che piange sotto la doccia per non farsi sentire. Io…
Ciao Marco
Martedì mattina. Piove. È primavera, ma pare autunno. “Sì, pronto dottore. Volevo avvisarla che è pronto il materiale da farle avere. Glielo possiamo portare?”. “Sì, vi aspetto per le 12”. “Oggi?”. “Sì, non vi è arrivata la mail?”. Le 12 son tra poche ore, vado a svegliare Matteo. “Dobbiamo andare in ospedale, ora”. Prepara tutte le autocertificazioni, la mascherina, i guanti… Non usciamo di casa da due mesi, ne avremmo fatto a meno. Per strada c’è un quarto del traffico, si attraversa Milano in mezz’ora, unico risvolto positivo di questa situazione surreale. Arriviamo al primo ospedale, scendo solo io a recuperare il materiale. Senza ombrello, senza borsa, meno cose ho, meglio è. Ci sono pochissime persone, non ci si guarda negli occhi, tutti concentrati a evitare il nemico, come se potessimo vederlo. Poi anche volendo, non riuscirei: gli occhiali mi si appannano, respiro a fatica. Recupero il materiale, raggiungo Teo in auto, getto il primo paio di guanti. Tolgo la…
La cura
“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore Dalle ossessioni delle tue manie Supererò le correnti gravitazionali Lo spazio e la luce per non farti invecchiare E guarirai da tutte le malattie Perché sei un essere speciale Ed io, avrò cura di te”. Quante volte l’abbiamo cantata, dedicata, condivisa? Quante volte l’abbiamo fatta nostra? Ora è arrivato il momento di dimostrare con i fatti le parole. Stasera cantiamola, dedichiamola a chi amiamo come fosse una preghiera. Mani giunte, chiudiamo gli occhi e recitiamola come fosse un mantra. Mani giunte, occhi chiusi. Cuore aperto. E poi mettiamola in pratica, facendo ciò che ci è chiesto di fare. Amare è proteggere. Proteggere è rispettare. [Now playing: “La cura” – Franco Battiato]…
L’arte dei piccoli passi
Non sapere quando si potrà uscire di nuovo di casa. Non sapere quando si potrà andare in vacanza, per la verità non sapere nemmeno se ci si potrà andare. Disdire gli appuntamenti all’ultimo minuto. Rimandarli a non si sa quando. Domani potrò andare a far la spesa? Come saremo messi domani? Il benessere ci ha abituati a vivere proiettati costantemente nel futuro. La malattia ci costringe a vivere giorno per giorno. Perché domani non sai come potresti stare, dove potresti essere. Io e Teo ne sappiamo qualcosa. A questo vivere eternamente nel presente, senza poter fare uno straccio di programma per il futuro, siamo abituati. Fa paura, è difficile, lo sappiamo. L’arte dei piccoli passi richiede molto tempo per essere assimilata. Ma se c’è qualcosa che possiamo imparare da questa situazione paradossale è proprio questa. Far tesoro dell’ora, dell’oggi: non c’è lezione più preziosa. [Now playing: “How soon is now?” – The Smiths]…