Circa un anno fa abbiamo concluso il tour di “Piccole fiabe per grandi guerrieri”. Poi è stata salita, 30% di pendenza a 4000 mt d’altitudine. È mancato l’ossigeno per tutto il tragitto, letteralmente. Il tumore ha cercato di costringere Teo alla resa a più riprese, poi il Covid ha cercato di metterlo ko. Nel mentre, qualcuno ha tentato più volte di nuocere alla nostra felicità, facendo del male alle nostre cucciole.
Ma Teo è ancora qui. Le nostre bimbe anche. Io mi reggo in piedi a stento per tutte le botte, ma ci sono.
Oggi alle 14.30 ha suonato il campanello. Il corriere. “Il corriere a quest’ora?”. Un piego libri per Matteo Losa: “Urgente”. Lo tocco. So cos’è. Lo apriamo insieme.
Eccolo. È lui. La copia staffetta del suo nuovo libro. Esiste. Esisterà. Teo ha scritto questo libro in un anno, l’anno più brutto della sua vita. Un anno è poco per scrivere un romanzo di quasi 400 pagine, tra chemio e operazioni. Eppure eccolo, l’ha scritto.
Ho cominciato a piangere a dirotto, nemmeno come quando mi presero a Vanity Fair. Perché questo libro è la prova tangibile che siamo ancora qua, vivi e pronti a realizzare i nostri sogni. Perché Teo ce l’ha fatta ancora una volta, nonostante tutto.
Guardando il Cielo, ho chiesto al buon Dio di lasciarmelo qua ancora 50 anni, “perché ho ancora così tanto da imparare da lui”, gli ho urlato. Perché i suoi successi hanno ancora così tanto da insegnare a tutti noi.
[A settembre in tutte le librerie, non perdetevelo]
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