Ad aprirmi i barattoli e i vasetti da sola. Che devo sempre portarmi il cellulare appresso in casa, perché se mi faccio male potrei rimanere lì senza che nessuno se ne accorga. Che son caduta dal duecentesimo piano, come il Falling Man delle Twin Towers, ma io sono ancora viva. Che se mi schianto dal 50esimo, chi se ne fotte. Che è bello dire no quando non voglio qualcosa. Che la tua assenza non è più mancanza, ma presenza. A ballare quando ne ho voglia e a cantare a squarciagola e a urlare vaffanculo dal balcone quando è giusto per me. Che non pensavo potessero mancarmi così tanto i concerti. E gli abbracci. E i baci. E il sesso. Oh sì, anche il sesso. Che l’amore che mi faccio spesso ha a che fare con il corpo, ma sempre ha a che fare con la mia mente. Che gli orgasmi più belli li ho provati con le parole: lette, ascoltate,…
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Diversa, non per questo peggiore
Mi son svegliata stamattina e già avrei dovuto capire che sarebbe stata una giornata felice. Ho aperto gli occhi, ho guardato la sveglia: sono riuscita a dormire fino a tardi, le bimbe erano ancora addormentate. Sono rimasta nel letto, sotto al piumone per un’ora, non mi capitava da secoli. Dio, che bella sensazione. Primo regalo di Natale. Tè, telefonate delle mie amiche più care, auguri. Mi metto a lavare i piatti, il mio momento di ricongiunzione. Credo di essere l’unica a cui piaccia, quei movimenti meccanici, senza senso, mi aiutano a rimettere in ordine i pensieri. Accendo la mia playlist. “Listen to the wind blow, watch the sun rise”, fuori tira vento davvero, la canzone perfetta. Secondo regalo. Me la godo fino in fondo. Il giro di basso mi percuote le viscere. Dio, che bella sensazione. Vedo mia sorella. Scartiamo i regali. È così che a Natale si misura l’amore, no? Io l’ho sempre misurato in persone. Mi manca qualcuno,…
Onestà prima di tutto
Natale è famiglia. Per me quest’anno non c’è Natale perché non c’è famiglia. La mia famiglia, quella che mi ero scelta, non c’è più e quella che c’è ancora, è disgregata da regole senza senso. Il Natale come lo conoscevo non esiste più. E a queste condizioni non mi interessa nemmeno più recuperarlo. Ma c’è una cosa che mi preme recuperare: l’onestà. Cercate di stare accanto a una persona perché volete stare con lei e non perché è la cosa giusta. Quanti che “a Natale vengo lì perché sei da sola, perché così stiamo insieme, perché se no che Natale è” o avran pensato “dai, chiamiamola a Natale perché poverina”. No. Ormai io nella mia solitudine ci sto bene e un Natale forzato come questo è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A volte, è vero, mi trovo a invidiare anche quelle coppie che seppur non amandosi, almeno avranno qualcuno con cui brindare. Ma poi mi dico che no, non…
Fanculo Teo, buon compleanno
È stato qualche settimana fa. È successo, così, all’improvviso. Ho aperto l’agenda, lì dove segno i regali di Natale. I primi erano sempre quelli per te. Compleanno e Natale, mi andava via la tredicesima che non ho mai avuto. Ho richiuso l’agenda con un groppo alla gola che non ti dico. Ho realizzato che non ci sarebbe stato nessun compleanno. Il Natale sì, quello arriva sempre. Ma che cazzo di Natale, però. La tredicesima che non ho mai avuto sarebbe rimasta intatta. Per chi? Sono le 00.30 del 15 dicembre. Ho passato metà serata sul divano in silenzio a leggere un libro che mi parla di me senza di te, poi mi sono addormentata per la stanchezza, poi mi sono risvegliata di colpo e ho ricominciato a piangere, poi mi è venuto da vomitare. Fanculo, Teo. Non avevi alcun diritto di lasciarmi sola, non dopo avermi illusa che non l’avresti mai fatto. Mi avevi promesso che saresti guarito, che saremmo…
Io sono il Natale
Sapete come si fa a scacciare un pensiero brutto? Semplice, con un pensiero bello. Spesso ci crogioliamo nel dolore, perché amiamo poter lamentarci di quanto sia meschina la nostra vita, senza poi in realtà far nulla per cambiarla davvero. Oggi era il 6. Ma non un 6 qualunque. Il 6 di dicembre, il tuo mese, il nostro mese. Un anno dacché Shibu ha rischiato di morire, 4 mesi dacché tu sei morto. Davvero. A volte mi sveglio e mi dico: tra poco si sveglierà anche lui. Ma quel momento non arriva mai. Sai, quaggiù stanno cercando di rubarci il Natale in nome di un bene superiore. Ma in questo momento il mio bene superiore sarebbe avere qui con me la mia famiglia, che sei tu. Che eri tu. Oggi avremmo fatto l’albero e il presepe insieme. C’è stato un momento in cui mi son detta: “Non farlo, non hai nessun cazzo di motivo per farlo”. Ma poi oggi, un richiamo…
Il mio canto libero
Sono fortunata. Perché non lavoro, amo visceralmente il mio mestiere, è tutta la mia vita. Ma ultimamente mi sentivo sfiduciata, svuotata, creativamente spenta. Poi si è riacceso qualcosa. Ho ritrovato lo slancio, la voglia. Soprattutto il mio cuore è tornato a battere per quello che ho sempre saputo fare meglio: raccontare storie. E stamattina sono incappata in delle storie meravigliose: potenzialmente solo delle interviste, poi man mano proseguiva il racconto, sentivo un filo rosso legarmi all’anima dell’altra persona. Siamo finite entrambe in pianto. Ma un pianto bello, grato alla vita, che ti ripaga facendoti incontrare le persone di cui hai bisogno al momento giusto. Poi ho avuto l’onore di ascoltare la storia direttamente dalla bocca di suo figlio di uno dei pubblicitari italiani più famosi e creativi di sempre, che negli anni Settanta diede vita a casa sua a una comune di artisti, in cui soggiornarono anche Mogol e Battisti: lì ebbe i natali “Il mio canto libero”. Le emozioni…
Sta arrivando Natale
Ho sempre amato molto dicembre. Era Natale, era famiglia. Quest’anno ci sono arrivata sui gomiti, sputando sangue. E l’idea di fare tutte quelle cose belle, che significavano felicità, mi faceva venire il vomito. Mi son detta: che cazzo lo fai a fare l’albero, se poi sei sempre sola sul divano, come tutte le altre sere? E che senso ha fiondarsi adesso nei negozi a fare i regali, se finora ti han levato la voglia di vivere? Però poi la vita lo sa cosa c’è in fondo al tuo cuore e decide di farti dei regali immensi perché proprio non può accettare che tu sia triste nel mese più bello dell’anno. E allora, ecco che stamattina mi sono svegliata felice perché finalmente sono uscita per un appuntamento di lavoro. E poi nevicava, dei fiocchi bianchi, giganti. Mi sono fermata nel parco e come quando ero bambina, ho chiuso gli occhi, ho aperto la bocca e ho gustato quei piccoli cristalli di…
Se la vita ti tira dietro zucche…
Niente di questa giornata è andato come doveva: abbiamo fatto 180 km per andare a mangiare in un posto che ci ha rimbalzato per un quarto d’ora di ritardo e il campo di zucche che dovevamo visitare ha chiuso due giorni fa causa Covid-19. Dopo l’incazzatura iniziale, abbiamo ripiegato su una trattoria alla buona, su qualche foto in mezzo alla natura e su un campo di zucche vicino casa, che è stata una meravigliosa scoperta. Volevo assaporare un po’ d’autunno e me lo sono andato a prendere. È stata una giornata diritta, anche se tutto è andato storto. L’importante non è dove, è con chi. E soprattutto, se la vita ti tira dietro zucche, tu intagliale. O facci un risotto.…
Un compleanno diverso
Sono grata alla vita. Mi addormento con un canto di lode sulle labbra. Perché mi è stato tolto tanto, ma ho ricevuto anche tanto. Oggi c’era il sole dopo tanto freddo, che pareva tornata l’estate. E sono stata subissata d’amore, con tanti messaggi di affetto sincero. Ho iniziato la giornata con le coccole delle mie cucciole sul lettone e l’ho conclusa ballando Pem Pem con gli amici che amo. È stato un compleanno diverso, ma diverso non significa meno bello. Non fatevi ingannare: la vedete quella luce in ogni foto, e i sorrisi? Teo c’era. E mi ha fatto capire che la felicità non sta nelle cose, ma nelle persone.…
Ora ci sono io
Stamattina davanti allo specchio dopo la doccia, sentivo un fastidio. Pensavo che è vero che io e te siamo stati un prodigio insieme, e che tu mi hai aiutata a cominciare un percorso verso la donna che sono, ma che gran parte del merito del mio essere lo devo a me, e che io esisto, a prescindere da te. Sono uscita, andando a un appuntamento importante, con questa convinzione, ancora timida però, perché a pensare che noi veniamo prima di chiunque altro o di qualsiasi accadimento, ci si sente un po’ in colpa. Poi è successo. Mi hai parlato. In un modo chiaro e lapalissiano, senza giri di parole, come eri tu. Hai usato un mezzo inconsueto per farmi avere le risposte che cercavo. Alla mia domanda: “Ma come mi dovrò comportare in futuro? Il nostro noi dove andrà a finire?”, mi hai risposto: “Non parlare di me, io quello che dovevo fare l’ho fatto. Ora ci sei tu, parla…