Mi manca andare a fare la spesa nel mio supermercato preferito, perdendomi tra le corsie e i miei pensieri. Mi manca il mio papà, non lo vedo da quasi un mese. Così come mia mamma e mia sorella, anche se le ho potute salutare da lontano una settimana fa. Ho una paura fottuta che possa succedere loro qualcosa, perché non potrei prendermi cura di loro. Ma non ci penso, se no non vivo. Mi manca la cena a casa dei miei il martedì sera a base di bresaola e insalata. Mi mancano gli allenamenti, le mie compagne di squadra. Mi mancano i miei alunni, le nostre lezioni a base di fiabe e giornalismo. Mi manca la domenica mattina, con la messa e l’aperitivo con gli amici. Mi manca Milano, le colazioni e i pranzi con le colleghe-amiche, gli appuntamenti di lavoro, gli eventi, le conferenze, i corsi, gli aperitivi, le mostre. Mi manca uscire quelle rare volte con Matteo, i…
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Come stai?
Sia la nonna Isetta che la nonna Teresa avevano un’abitudine. Prendevano la rubrica del telefono, si avvicinavano al telefono a rotella, inforcavano gli occhiali e facevano il giro di telefonate ai parenti vicini e lontani per sentire come stavano. Un’abitudine ereditata dalla mia mamma e per cui la prendevo in giro. Oggi, in questa situazione d’emergenza, ho preso il cellulare e mi sono messa a chiamare: amiche, colleghe, persone che non sentivo da un po’. Ho mandato messaggi, vocali, ho fatto almeno una decina di telefonate. E solo per sapere come stavano. Solo due settimane fa avrei considerato questa giornata tempo perso; oggi invece la considero una giornata che mi ha arricchito, che mi ha lasciato qualcosa. Una mia amica, dopo il mio vocale, mi ha richiamato, dicendomi: “Ma tu hai scritto a me solo per sapere come stavo? Ma non ero abituata, nessuno l’ha mai fatto. Grazie”. Nel mondo di prima non eravamo più abituati alle cose più ovvie,…