Avrei voglia di dormire per 8 ore filate. Di addormentarmi senza i mostri nella testa. Di risvegliarmi con la colazione a letto. E di vestirmi per andare una giornata al mare, a mangiare la focaccia, guardando le onde andare e venire. Avrei voglia di ballare forsennatamente, fino all’alba, fino a sudare. Avrei voglia di fare l’amore, fino all’alba, fino a sudare. Avrei voglia di sedermi per un giorno intero sull’erba e leggere tre libri, ininterrottamente. Avrei voglia di mettermi su un aereo, zaino in spalla e arrivare fino a Bali e dondolarmi su quell’altalena che si vede nelle foto, per sentirmi per qualche minuto finalmente leggera. Avrei voglia di un tuffo in piscina dal trampolino e di uno dallo scoglio nel mare. Avrei voglia di tuffarmi nel cielo da un aeroplano, per vedere che effetto fa volare. Avrei voglia di una carbonara a Trastevere e di un tonkatsu a Kyoto. Avrei voglia di vedere i ciliegi in fiore a Tokyo…
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Una storia coraggiosa
“Franci, ciao. Senti, il direttore vuole fare un numero tutto incentrato sul coraggio. Ti va se racconto di te e Matteo?”. Non capita mai che si parli di me, infatti inizialmente avevo capito fosse un’intervista per Teo. E invece stavolta no, sono io. Volevano parlare di me. E ho acconsentito per due motivi principalmente: il primo è che a chiedermelo è stata una collega della quale ho una stima e ammirazione immensa. Quindici anni fa, quando sognavo di fare questo mestiere, sfogliavo Elle – una delle mie riviste preferite – e quando incappavo in uno dei suoi articoli, mi soffermavo per leggerli tutti, dall’inizio alla fine, auspicando di diventare brava almeno la metà di quanto lo era (ed è) lei. Il secondo è che si parla tanto dei malati, ma poco di chi sta loro accanto. E così, eccoci qui, a doppia pagina sul numero di F in edicola questa settimana: c’è la nostra storia, che è una storia di…
Io sono quella
Quest’azalea era per Teo, è lui il testimonial di Airc. Io non sono malata di tumore. Io non sono un cazzo di nessuno. Però. Io sono quella che gli è stata accanto ogni singolo giorno di questi quasi 14 anni di calvario. Io sono quella che a ogni attesa dell’esito della tac mangia ansia e lacrime. Io sono quella che ha dormito per terra in ospedale. Io sono quella che l’ha aspettato fuori in sala d’attesa a ogni operazione. Io sono quella che la notte a ogni attacco di tosse violenta gli massaggia il cuore per calmarlo. Io sono quella che a ogni colpo di tosse corre a vedere come sta. Io sono quella in quarantena autoimposta da quasi tre mesi per evitare che ogni pericolo gli si avvicini. Io sono quella che ha messo in standby la possibilità di diventare madre, in attesa di condizioni migliori. Io sono quella che piange sotto la doccia per non farsi sentire. Io…
L’amore ti cambia gli occhi
Stanotte Teo si è messo a russare. Forte. Capita di rado, ma capita. Così l’ho toccato dentro, per farlo girare. Ma niente. Mi ha svegliata. E mi sono messa a guardarlo. Non arrabbiata ma felice. Perché significa che stava riposando – cosa molto rara, ultimamente. E soprattutto che respira. Non ce n’è: la malattia ti cambia la prospettiva. L’amore ti cambia gli occhi.…