“Se oggi finisci presto di lavorare, mi porti a fare un giro in campagna?”. Teo non mette piede fuori di casa da 6 mesi, ben prima del lockdown, da quando i suoi polmoni si son rivelati troppo fragili per poter star nel mondo. Così oggi quando me l’ha chiesto, non ho potuto non esaudirlo: ho chiuso il pc alle 17, ho preso la sua mano e l’ho portato a rivedere i suoi luoghi del cuore. I profumi del bosco, quelli del grano, anche l’olezzo del letame appena sparso, tutto sembrava più bello. “Sai, mi devo preparare per tornare a Tokyo… Tutti i sogni che ti propongo è perché son sicuro di poterli realizzare”. Piano piano, un passo alla volta, abbiamo fatto un giro impensabile. “Son felice di averlo fatto con te”, mi ha detto una volta tornati a casa. Non so se torneremo mai a vedere i ciliegi a Tokyo, ma questo per me è stato il viaggio più bello…
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Bentornata, Shibuya!
Shibuya è tornata a casa. Esattamente dopo 4 mesi e 8 giorni. Dopo quel brutto incidente, quasi un mese in clinica, 2 interventi, molte medicine, tanta paura. Nara invece è sempre stata a casa, se in attesa della sorella non saprei dire, anche se nelle ultime due fughe fatte è sempre scappata là, dove aveva visto per l’ultima volta Shibuya. Ho provato a immaginare come sarebbe stato il ritorno a casa: ci avrebbe riconosciuti, avrebbe riconosciuto casa sua, ma soprattutto avrebbe riconosciuto Nara? Ebbene, la risposta è stata sì a tutte e tre le domande. Non solo ci è corsa incontro con entusiasmo, ma ha riconosciuto subito anche il suo giardino. E sua sorella. Alla quale ci è voluto un po’ di più per sciogliersi, per accogliere quella sorella che forse aspettava da sempre, ma che è stata sconosciuta per un po’. Dopo mezz’ora è stato come se il tempo non fosse mai passato, come se quell’incidente non fosse mai…
Fare della prigione un paradiso
Ogni giorno è identico all’altro. Sveglia, colazione, pc, pranzo, pc, cena, divano, letto. E si ricomincia daccapo. Eppure sto amando tutto, tutto. Le nostre sveglie posticipate, i nostri pranzi cucinati insieme, i nostri pisolini nel prato con Nara che ci saltella intorno, le nostre cene indovinando le età di sconosciuti, le nostre serate a divorare serie tv – ma quanto ci è piaciuta “La casa di carta”, eh quanto? -, le nostre chiacchiere nel letto. “Quando ricomincerà tutto, sarò felice per te perché potrai uscire di nuovo e andare agli allenamenti e fare la tua vita di prima – mi ha detto serio Teo oggi – Ma mi dispiacerà perché amo averti con me nella mia vita. Per me questa quarantena é stato un upgrade. Son proprio felice con te, tanto”. È proprio vero che avere accanto la persona giusta nei momenti sbagliati può farti sembrare il paradiso anche la più terribile delle prigionie. [Now playing: Depeche Mode – “Home”]…
Ti chiamo dopo, papà
A me nell’ultimo periodo capita di svegliarmi presto, ma di non aver nessuna voglia di alzarmi per non sentire le brutte notizie del mondo là fuori. Così rimango nel letto a rigirarmi, a occhi aperti, in cerca di un buon motivo per farlo, di un pensiero felice, e spesso fatico a trovarlo in tempi come questi. Ma oggi è stato facile: oggi ho pensato a quando chiamerò il mio papà per fargli gli auguri, e a quando lo riabbraccerò – e sarà forte – e a quando staremo di nuovo tutti insieme. E festeggeremo e sarà bellissimo. Dopo ti chiamo, papà, per raccontarti il mio sogno semplice. Intanto, auguri papà, ti voglio un mondo di bene.…