Interno, notte. Io, a letto: “Certo che con sta situazione non so più nemmeno che giorno sia, domani inizia il weekend, ma non cambia nulla rispetto a questi giorni…”. Teo, serafico: “Questa è la mia vita, tutti i giorni. Capisci ora che significa?”. È difficile persino per noi che camminiamo accanto a un malato ogni giorno capire la sua condizione di prigionia. Perché sì, la malattia ti mette in catene. In questi giorni alla fatica della croce quotidiana si aggiunge anche la paura, che batte più forte del solito. Nostra, ma soprattutto di chi è più fragile. Per questo sarebbe buona cosa tacere tutti e portar rispetto. Ho sentito dire in questi giorni: “Ma sì, tanto crepano loro, gli anziani e gli ammalati…”, come fossero un peso, uno scarto. E invece se avessimo dato loro ascolto, ci avrebbero fornito tutte le risposte di cui avevamo bisogno. Perché loro sanno cosa vuol dire convivere col nemico, sanno come affrontare una crisi.…
Tag Of precarietà
Spazi di tè
Lavorare da casa non è facile. Lavorare da casa con a casa il proprio compagno lo è ancora meno. Un sottile gioco d’equilibri può evitare la tragedia quotidiana delle infinite umane incomprensioni. Orari diversi, esigenze diverse, non avere orari: tutto può portare a una possibile discussione. Ultimamente la mia anima è in balia dei sensi di colpa: da una parte il lavoro, che non si può rimandare; dall’altra, il voler dedicare più tempo a lui, più fragile per via della malattia. In definitiva, anche quando sembra che stia facendo bene, la sensazione è di stare facendo tutto una merda. Giorni in cui non ho tempo nemmeno per respirare, altri in cui le ore passano più lente, potrei prendermi una pausa, ma poi decido di infarcirle di altri articoli da scrivere, per portarmi avanti, che non si sa mai. Maledetta precarietà, che ci fa credere di non fare mai abbastanza, in attesa di quello che potrebbe arrivare (ma non verrà). Precario…
Un amore a tempo indeterminato
Son tempi grami, effimeri. Tutto non dura che lo spazio di un secondo, è passeggero, precario o a tempo determinato. Abbiamo un lavoro precario, destinato a venir meno da un momento all’altro e non per nostra volontà. Quando ti trovi davanti un contratto da firmare – se e ripeto se, hai la fortuna di trovartelo davanti – il più spesso delle volte riporta la scritta: ‘a tempo determinato’ oppure ‘a progetto’, così tu inizi un’avventura sapendo già che dovrà finire. Abbiamo una salute precaria. Ci ammaliamo per tutto e anche di più: intolleranze, allergie, patologia che solo cinquant’anni fa non esistevano e che ci costringono a convivere con i farmaci in alcuni casi anche per tutta la vita. Abbiamo un meteo precario. Un giorno piove, l’altro c’è il sole; a volte piove e c’è il sole nel giro di un pomeriggio. Non si possono più programmare partenze né weekend, nemmeno le stazioni meteorologiche riescono a stare dietro a questo meteo…