Quello che ci frega è l’aspettativa. Nella vita, dico. E anche nei rapporti. Ci incontriamo, ci annusiamo, ci intendiamo, ci innamoriamo, e investiamo una grossa parte di noi, convinti di essere ricambiati alla pari. E invece. “Quello che volevo come sempre non c’è, solo un po’ d’amore che diventa polvere…”, cantava qualche anno fa il buon Cremonini. E come dargli torto, anche se qui sembra che quel ‘come sempre’ lasci intendere a un’abitudine. E comunque, se ci ha scritto su una canzone, allora vuol dire che non ti ci abitui mai. È l’aspettativa che ci frega. Quell’aspettare ricolmo di speranza, quell’andare avanti convinti di qualcosa che forse è solo nella nostra testa, quel coraggio che ci prende di fare la cosa giusta, sperando che ad azione corrisponda un’azione uguale. Ma è scritto nella dinamica che può esistere anche la contraria, solo che tendiamo a non prenderla mai in considerazione. Strani esseri siamo noi umani: conosciamo tutte le possibili conseguenze, ma…
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Baci in (s)vendita
Scusate eh, ma da quand’è che i baci sono stati svalutati? Forse è perché negli ultimi tempi se ne sono distribuiti talmente tanti e ‘ad minchiam’ (scusate il latinismo!) o perché il sesso ha acquisito un’importanza primaria rispetto all’amore, che c’è stato questo crollo a picco del loro valore? Ok, io sono fuori giro da ormai un bel po’, ma ai miei tempi (e qui sembro mia madre!) prima di darsi un bacio ci si metteva un po’ e se si decideva di darlo, era perché ci si era scelti per una storia – se per la vita, lo si vedeva poi, man mano. Sì, ok, esistevano anche i baci da un ‘limone e via’, mica vivevo nel paese di Papalla, ma a quest’ultimi preferivo di gran lunga quelli che preludevano a uno scambio di conoscenze, prima, e di promesse, poi. Un sigillo, un impegno, una dichiarazione d’intenti e successivamente, d’amore. Oggi, invece, sembrano essere in svendita, peggio che la…