Ho, abbiamo una vita precaria. Tutti in generale, ma nel particolare io e Teo. Da tempo mi interrogo sul senso che può avere un legame che presto o tardi si spezzerà. Tutti i legami son destinati a finire, per scelta o per destino. Ma quando sai che la spada che pende sulla tua testa ha un filo che non regge abbastanza da superare il tempo e lo spazio, cosa fai? C’è chi davanti a legami di questo genere, fugge per paura di soffrire. “Preferisco soffrire prima, quando scelgo di privarmene consapevolmente”. Sì, come se dopo sia facile far finta di non essersi mai conosciuti, di non essersi mai amati, di aver condiviso un pezzo di strada insieme. C’è chi sceglie di restare invece. E non è coraggio né tornaconto, solo voglia di esserci, di viversi fino in fondo. Come quando ti lanci a tutta velocità contro un muro consapevolmente: non è che prima dello schianto non hai una paura fottuta, anzi. Ma dopo la botta, ci sarà solo silenzio. Non sai se sopravvivrai, sai solo che ci sarà molto silenzio.
Io e Teo abbiamo preso casa. C’era un appartamentino nella via perpendicolare alla nostra, una vera occasione. Voleva che ne parlassimo e decidessimo in fretta perché poteva anche scappare via talmente era buona come occasione. Prendere casa è qualcosa di definitivo, di molto definitivo. È il farsi una promessa, ancor più che giurarsi amore eterno su un altare. Perché significa costruire qualcosa insieme, letteralmente, mettere su un mattone dopo l’altro, investire i risparmi di una vita lì. Potevo mai scrivere un ‘definitivo’ laddove c’è da sempre scritto e sempre ci sarà ‘precario’? Quella sera, Elisa mi chiarì la situazione, fugò ogni dubbio: “A un passo dal possibile, a un passo da te, paura di decidere, paura di me, di tutto quello che non so, di tutto quello che non ho. Eppure sentire nei fiori tra l’asfalto, nei cieli di cobalto c’è… Eppure sentire nei sogni in fondo a un pianto, nei giorni di silenzio c’è un senso di te”. In tutto quel dolore e quella sofferenza non avevo perso la voglia di sognare e si sa, che quando si è a un passo dal sogno si ha sempre un paura. Costruire il futuro quando tutto intorno si sta sgretolando non ha molto senso agli occhi della ragione, ma ha un senso perché dentro ci siamo noi.
Parlandone insieme, salta fuori che nella casa nuova ci andrebbero a vivere i miei suoceri, che ci lascerebbero la loro, “tanto a noi serve poco spazio, ormai”. Una bella dimostrazione d’affetto e di fiducia nel nostro futuro, mi son detta, “Qualcuno crede in noi, perché non dovrei farlo io?”. Poi, in privato con Teo, discutendo se fosse la soluzione giusta: “Stanno facendo uno sforzo emotivo grandissimo per noi, perciò mi piacerebbe che se mai succedesse qualcosa di male, ci tornassero a vivere loro qui”.
Ecco la doccia gelata, ecco la realtà che mi riporta coi piedi per terra: è una vita che mi sto allenando per rimanere sola. E anche lui lo sa. Ma sapete qual è la cosa che più mi piace di me, di noi? Che nonostante la paura fottuta, non ce ne frega niente, non riusciamo a non sognare, a non sperare. “Fare tutto come se vedessi solo sole”. Siamo diretti col piede schiacciato sull’acceleratore a 200 all’ora verso il destino: presto o tardi ci sarà lo schianto. Luce, e poi silenzio. Ma fa nulla: io e lui saremo insieme. Io non sarò sola. Mai.
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