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novembre 9, 2012

P.S. Ti amo

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Vi siete mai trovate a vedere un film tra amiche, uno di quei film strappalacrime, melensi, che necessitano per forza di un pacchetto di Kleenex lì di fianco? Sicuramente sì! Ecco, oggi voglio inaugurare una nuova sezione del mio blog, una sezione che accomunerà molte di noi per certi versi, perché almeno una volta nella vita ci sarà capitato tutte insieme di soffiarci il naso a ripetizione e di lacrimare come nemmeno un’allergica alle graminacee in un campo di grano, quel momento in cui ci si gusta un bel film ‘vietato agli uomini’: il momento del Gineforum, ovvero il cineforum delle Gine, delle amiche di sempre o di quelle conosciute da poco, delle donnine sensibili e di quelle che hanno il ‘cuore di pietra’ e che non piangono nemmeno a picchiarle.

Un film gettonato tra amiche e che con il Club delle Gine ho provato a vedere più volte è ‘Ps I love you’ con Hilary Swank e Gerard Butler, tratto dal libro di Cecelia Ahern, un film che di solito divide nettamente in due la platea femminile: chi soccombe alle lacrime con risucchio e finisce non uno, bensì due pacchetti di fazzoletti in sole due ore e chi invece, rimane impassibile e con gli occhi tersi, come se non fosse successo nulla. Romantico è romantico e portatore di sane lacrime femminili lo è di sicuro: parla di Holly e Gerry, sposati e giovanissimi, pieni di belle speranze per un futuro insieme, che purtroppo viene interrotto dalla morte precoce di lui per tumore al cervello. Essendo l’amore della sua vita e conoscendola meglio di chiunque altro, Gerry scrive negli ultimi mesi della sua vita delle lettere, che verranno recapitate alla moglie nell’arco di un anno e che la aiuteranno ad andare avanti e a rifarsi una vita.

Ora, mentre alcune delle mie amiche alla fine della proiezione erano tranquille e rilassate, io ero ovviamente una maschera di rimmel impiastricciato, di moccio e di lacrime. Ma non ero l’unica. Quasi tutte stavamo piangendo, ma secondo me per motivi diversi. Così come Gughi alla fine mi ha detto: “Carino eh, ma ho pianto per altri film, per questo proprio no”, mia sorella era un mare di lacrime – lei che non piange mai! – e Laura era ancora scossa – lei che invece piange sempre! -, anch’io alla fine avevo il magone e sono rimasta cinque minuti imbambolata a fissare il muro davanti a me. Perché questo film ha toccato corde profonde in me. E le tocca ogni volta, perché credo di non aver ancora superato alcune mie paure.

Quando vedo questo film, devo essere sincera, io ci vedo me e Teo: una coppia innamorata folle, che si incontra da giovanissima e che sta insieme per la vita… finché la vita lo consente. Lei tutta perfettina, con la testa sulle spalle, che pondera ogni decisione e vive di progetti, perché dagli obiettivi è ossessionata; lui che le insegna a vivere alla giornata, a prendere il meglio che viene, a non preoccuparsi del futuro e che la ama da morire. Come me e lui. Poi lui che si ammala di tumore ma che purtroppo non ce la fa e lei che non riesce ad andare avanti, perché lui era tutta la sua vita, la sua metà perfetta, il suo primo amore, la sua prima volta, il suo tutto. Proprio come è successo a noi due.

Per fortuna con un epilogo diverso, certo. Teo è qui, di fianco a me e sta bene. Ma non posso fare a meno di pensare cosa sarebbe successo se lui non fosse stato più accanto a me. E non posso non pensare a quei giorni di terrore, alla paura fottuta di perderlo. Ma non perderlo perché si litiga o perché non ci si ama più o perché “Mi spiace, ma ho un altro”: perderlo fisicamente, per sempre. È un qualcosa più grande di noi, che non possiamo capire né controllare ed è questo che ci paralizza. Il sapere che non si può fare nulla contro il destino, solo sperare, pregare e sostenere e combattere insieme alla persona che amiamo. Niente di più.

Io che poi sembro forte, ma che in realtà ho paura di tutto: di me stessa, delle mie capacità, di non riuscire in quello che mi prefiggo. E che se sono diventata quello che sono, lo devo alla vita, che mi ha messo davanti a dure prove per insegnarmi a camminare e a lui, il mio ragazzo, che sempre e da sempre ha creduto in me e mi ha spronato a inseguire i miei sogni, senza mollare mai.

Anch’io ho miei progetti, come la protagonista del film, ma non sempre è stato così: ci sono stati momenti (e ci sono ancora oggi) in cui volevo mandare all’aria tutto, ma lui mi ha sempre detto: “No, tu ce la farai! C’è tempo per fare quello che non si ama nella vita, ma finché siamo giovani, è giusto provarci!” ed io a chiedermi cosa avevo fatto per meritarmi una simile benedizione, un tale amore, l’amore che tutti sognano di incontrare almeno una volta nella vita.

Ora sta bene, ma non nego che ad ogni visita di controllo, ad ogni Tac, io tremi come una foglia in autunno, come una bambina in un angolo al buio. Perché non è tanto la malattia in sé che spaventa, o la morte, ma quello che possono lasciare: il vuoto, l’assenza. La mancanza del non poterlo stringere in un letto troppo grande, di non poter sentire la sua voce dall’altro capo della cornetta, delle sue parole d’incoraggiamento, quando il mondo ti crolla addosso, della sua fragorosa risata, dei suoi abbracci stritolanti… che poi non è come quando lui è via per lavoro e ti manca, oh eccome!, ma sai che torna. No, lì tu devi convivere con la consapevolezza che lui non verrà mai più ad asciugare le tue lacrime e tu devi farti bastare quello che avevate insieme, il suo ricordo. Perché è vero che non si sa dove vanno a finire i nostri affetti quando muoiono, però si sa dove restano.

Ecco allora perché piango quando vedo questo film. Perché quando me lo regalò Teo, mi disse: “Io per ora non me la sento di guardarlo, perché so che starei male all’idea di doverti lasciare. Ma stanne certa: io farei lo stesso per aiutarti a ricominciare a vivere. P.s. Ti amo”.

Nel film, dopo la litigata iniziale, Gerry dice a Holly per rassicurarla: “Noi due dureremo e sai come lo so? Perché quando mi sveglio ogni mattina, la prima cosa che voglio vedere è il tuo sorriso!”. Io un uomo così meraviglioso, che ogni giorno da dieci anni, mi dice queste cose, per fortuna ce l’ho al mio fianco. E auguro a tutte, soprattutto a quelle che non piangono davanti a questo film, di trovarlo un giorno. E quando arriverà, quel giorno, me ne accorgerò dalle lacrime che righeranno il loro volto.


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by Francesca Favotto | 5 comments
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5 Comments

  1. Sandra says:

    Film bellissmo! Anche perché ti commuove, ti strappa via le emozioni più profonde, ma senza risultare pesante!

    13 anni ago · Rispondi
  2. L. says:

    Lacrime, sentimento e meravigli. Tanto il film quanto il post. Grazie per le emozioni, Francesca!

    13 anni ago · Rispondi
  3. Mery says:

    Quando leggo il tuo blog, sento fremere le tue emozioni tra le righe: devo confessarti che questa cosa mi fa inorgoglire e gonfiare come un gallo cedrone e vorrei urlarlo proprio a tutti che “la Franci non è solo una blogger FavoLosa, ma è anche mia amica! yeppaaaaaa” … e mi dispiace per gli altri. tié!

    13 anni ago · Rispondi
  4. maryland says:

    p.s. io mi sono messa a frignare leggendoti!

    13 anni ago · Rispondi
  5. Francesca Favotto says:

    @Sandra: già, un film meraviglioso, uno dei miei preferiti!
    @L.: grazie a te, per tutto!
    @Mery: E io sono molto felice di avere un’amica come te! Sei la meglio!
    @maryland: non era mia intenzione farti piangere, ma se ti ho regalato un’emozione, questo mi rende tanto felice! 🙂

    A tutte, un abbraccio forte!

    13 anni ago · Rispondi

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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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