“Mamma, ho due buchini nei leggings: me li cuci?”.
“Ok”.
Il giorno dopo me li sono ritrovati bell’e pronti. Mi sa che ho sbagliato. Cosa farò quando lei non ci sarà più? Andrò in giro con le cose bucate? Andrò dalla sarta? Mi sa che anche le sarte non ci saranno più. Perché sta scomparendo la voglia di imparare. Non la voglia di insegnare – quella la vedo sempre troppo accesa in chi invece non ha niente da dire – ma proprio la voglia di imparare.
Ci stavo pensando l’altro giorno: mia nonna era una formidabile cuoca, i cappellacci come li faceva lei nessuno mai, imbattibili come quelli della zia Adriana, che però abita a 300 km da qui. Mia mamma, che non si può dire altrettanto brava in cucina, non ha mai avuto il tempo o voluto imparare a farli in casa. Quindi, ora li mangiamo confezionati da un certo signore di San Giovanni Lupatoto. Ma non sono quelli di mia nonna, non hanno il sapore dell’amore e delle cose fatte con il cuore.
Mia mamma con i suoi fratelli da tempo dicono di volersi ritrovare armati di grembiule e pianale per cucinare insieme i cappelletti e i cappellacci, guidati dalla zia Adriana, per ricordare di quanto era bello quando ci trovavamo insieme a Natale e la nonna portava in tavola i piatti fumanti, con quel brodo buonissimo che sapeva di carne vera, e quei fagottini ripieni di tutto il suo amore. Saper fare è una cosa che ti rimane dentro, che crea legami, che crea famiglia. Da quando la nonna non c’è più, il Natale non è più stato la stessa cosa: nessuno ha saputo più ricreare quell’atmosfera, perchè nessuno sapeva fare come lei.
Ma quest’anno ho insistito per avere un tavolone da pranzo in casa mia, uno di quelli giganti, dove intorno ci possono stare tante persone. Quest’anno a Natale intorno alla mia tavola, inviterò la mia famiglia. E mi prenderò qualche giorno di ferie, anche per imparare a cucinare i cappelletti, magari insieme a mia sorella. E onorerò mia nonna, che come cucinava lei, nessuno mai.
Perché imparare da chi sa fare significa creare un legame. E un ricordo. E un tramandare che fa comunità, che trasmette il bene. Che crea senso di famiglia. Quest’anno sarà un Natale bellissimo. A casa mia. Intanto, vado a imparare a rammendare. Che la mia mamma ha imparato dalla mia splendida nonna. E io non posso essere da meno.
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