So di per certo che al 97% di chi mi chiede: “Come sta Teo? Come stai tu?” frega il cazzo della risposta. O che tanto la Favotto risponde sempre con un: “Stiamo abbastanza bene, teniamo botta”, e quindi la coscienza è a posto.
D’ora in poi comincerò a dire che va tutto male, che stiamo male, perché è così che va, ma senza dare spiegazioni, perché tanto appagherebbero solo la vostra curiosità morbosa. Magari così vi vengono quei due sensi di colpa che vi spingono a rispettare le regole, a non spostarvi di Regione, a non spostarvi proprio.
Perché mannaggiaalcazzo, io ci ho provato davvero a essere ottimista, a credere ai post di colleghe che da Milano dipingevano un mondo rispettoso e migliore, di gente che usciva rispettando le regole, ma poi mi affaccio alla finestra e vedo gente senza mascherina, vado in giardino e sento quello che passa dietro casa dire al telefono: “Ma sì, sabato ci vediamo e facciamo festa”, apro i social e vedo gente che non è dove dovrebbe essere, secondo il decreto.
E allora mi viene lo sconforto. Perché tanto il mondo va come va da sempre: i furbi fanno la bella vita e si lamentano; i coglioni che vivono secondo le regole crepano. Noi creperemo di sicuro, tumulati in casa, di tumore e depressione. No, di coronavirus no, perché siamo stati ligi e scrupolosi. E perché non possiamo uscire nel mondo, finché in giro ci saranno egoisti come voi.
E sto giro non agevolo mia diapositiva, perché quella col dito medio non l’ho trovata. O forse sì.

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