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Grazie a me

novembre 26, 2020

Oggi è il Giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti e sebbene non sia una nostra tradizione, ne apprezzo lo spirito. Ogni giorno mi dico che non c’è proprio un cazzo da ringraziare, e poi ogni sera mi incazzo con me stessa perché due o tre cose per cui è valsa la pena vivere la giornata le trovo sempre.

Perciò stasera quando mi coricherò so già che ripercorrendo le 24 ore, ringrazierò per la mia famiglia, che mi ama; per Gughi, che ogni volta che combino un casino, corre in mio soccorso a risolvermelo; per Pirluz, che ascolta le mie pippe mentali e mi risponde pure; per le risate mentre scattavo questa foto; anche per Facebook, che bloccandomi ingiustamente il profilo, mi ha insegnato che puoi anche comportarti sempre bene in questa vita, ma non puoi mai sapere come verranno interpretate le tue azioni. Poi ringrazierò per il risotto ai mirtilli di stasera e X Factor sul divano con le mie cagnoline. Per la musica, che parla al posto mio e trova sempre le parole giuste al momento giusto, e per chi mi ha pensata anche solo un minuto, inviandomi vibrazioni positive.

Ma non è per questo che voglio ringraziare davvero. Il grazie più grande lo dico a me stessa, senza retorica. Per quanto ringrazi, a volte anche sovrabbondando, gli altri, non trovo mai il coraggio di guardarmi allo specchio e dirmi grazie. E invece grazie, piccola grande Franci.

Perché hai avuto il coraggio di restare: in piedi, fedele agli altri, ma soprattutto a te stessa, felice. Di cambiare: chi ero vent’anni fa, non è chi sono oggi. Di amare: qualcun altro, ma ora anche te stessa. Di sognare, non piegandoti mai a chi ti voleva imbrigliata in una vita che non sentivi tua. Di continuare a sognare, anche quando sembrava che non vi fosse spazio per farlo. Di sentire: con le orecchie, ma ancor più con la pancia.

Ci vuole coraggio a dire grazie con un coltello dentro al cuore. Ma ho un’insana fiducia che la ferita rimarginerà. Questo non fa di me un’illusa, solo un’incosciente, forse. La cicatrice sarà evidente, ma sarà sempre lì a ricordarmi di quando ho attraversato la tempesta e ne sono uscita diversa. Nuova, forse. Di sicuro innamorata. E stavolta, di me stessa.

eternamente grata giorno del ringraziamento gratitudine grazie insegnamenti lasciate che vi racconti una storia questa è la mia vita Questa sono io riflessioni thanksgiving day
by Francesca Favotto | no comment
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Chi sono

"...Non è Francesca", recita la canzone di Battisti. E invece sì, son proprio io.
Nasco a metà degli anni Ottanta, la settimana in cui i Dire Straits dominavano le classifiche mondiali con il loro successo ‘Money for nothing’, sotto il segno della Bilancia, ascendente Leone. Determinata e tenace, innamorata della vita e del bello, appassionata di musica fino al midollo (grazie ai Dire Straits nel mio trigono), sin da piccola preferisco i temi di italiano alle equazioni di algebra, inclinazione che mi porta a intraprendere studi a carattere umanistico. Linguista per necessità, ma giornalista per passione, ben presto scopro quant’è bello e divertente girare come una trottola in cerca di notizie. La serie tv ‘Sex and the city’ dà il colpo di grazia al mio destino: la vita di Carrie Bradshaw è troppo bella per non provare a realizzarla!

Un’insana passione per lo shopping unita alla curiosità per il fashion biz mi aiutano quindi a ‘masterizzarmi’ in Giornalismo di Moda, titolo che mi apre la strada in un settore pieno di sogni e di amore: quello del matrimonio! Fidanzata da quindici anni, cerco di apprendere più nozioni possibili sull’argomento, applicandole nella vita a due. A un rimpianto preferisco un rimorso, a un muso lungo un sorriso, al bicchiere mezzo vuoto sempre quello mezzo pieno, a una vita senza sogni per paura di non riuscire ad avverarli, ne preferisco una piena di cicatrici e sudore nel tentativo di esaudirli. Sognavo la vita di Carrie… e intanto non mi accorgevo che la mia è pure meglio.

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