Magritte ha sublimato la morte della madre nei suoi quadri, rappresentandola come un velo sui volti. Niccolò Fabi ha dedicato a sua figlia Lulù, scomparsa 10 anni fa, alcune delle sue canzoni più belle, tra cui “Attesa e inaspettata”. Lo stesso ha fatto Giorgia con il suo grande amore Alex Baroni, morto a causa di un incidente stradale.
Io scrivo. Di me, di Teo, del nostro amore, della mia, della nostra vita. Ma non da ora che è morto. Ne scrivo da sempre, perché elaborare la vita mediante le parole mi aiuta a comprenderne il mistero. Io non sono nessuno al confronto degli artisti citati, ma scrivo, e questo è il dono che Dio ha voluto farmi.
Scrivo non per farmi leggere, ma per leggermi dentro. Sento un’urgenza forte. Lo dicevo sempre a Teo: “Ora dammi 30 minuti di pace che devo scrivere” e lui capiva, perché per lui era lo stesso. Ognuno di questi artisti fa la sua arte per se stesso in primis, poi la dona al mondo. E inevitabilmente dentro ci mette il suo dolore, le sue idee, la sua gioia. La sua vita.
Io scrivo, tanto. Ci metto la mia verità, che può piacere come no, ma è la mia. Ultimamente è una verità triste, scomoda, dolorosa. Non posso farne a meno. Il mio cuore sanguina, così le mie parole. Ma sento che a ogni riga, tiro insieme i lembi della ferita, che un poco si ricuce.
Oggi mi hanno consigliato di farmi vedere da uno bravo perché sono evidentemente sconvolta e in stato confusionale, cerco sostegno e approvazione con i miei scritti e non piango in silenzio la mia perdita tra le quattro mura di casa. Sì, sono confusa, anche sconvolta, e sì, cerco sostegno. Ma mi sconvolge ancora di più la violenza verbale che alcuni scagliano sugli altri, arrivando a decidere cosa è meglio o no per una persona.
Io conosco i miei limiti e proprio per questo me ne prendo cura. Se mai avrò bisogno di farmi vedere, lo farò, e del resto chi ha detto che già non lo faccia? Ma Dio, voi dall’alto del vostro pulpito fatto di cartone, come vi permettete di calpestare la dignità del dolore altrui, pontificando e giudicando? Io ballo e canto e coccolo le mie cagnoline e abbraccio gli amici e cammino nella natura e mi tuffo nell’acqua pura e faccio yoga e contemplo il tramonto e prego prego tanto e piango e poi rido e amo. E scrivo.
Con i miei post “strappalacrime” ho fatto conoscere Teo alla sua talent scout, spalancandogli le porte del sogno; ho spinto le persone a cambiare vita; ho raccolto quasi 20 mila euro per la ricerca; cerco di infondere speranza; sto mantenendo vivo il ricordo di Teo; sto curando la mia anima. Ho cercato di migliorare il mondo, migliorando me.
Voi con i vostri post livorosi e saccenti in cosa avreste fatto la differenza? Siete solo dei morti di vita. Potesse tornare qui Teo per vivere ciò che evidentemente state sprecando!
Solo in due casi forse potreste parlare: primo, quando camminerete nelle mie scarpe; secondo, se con le vostre parole avrete fatto almeno la metà di ciò che hanno operato le mie. In caso contrario, vi resta solo una cosa da fare: un decoroso e dignitoso silenzio.

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