Abito in un piccolo paesello di provincia, uno dove ancora ci si muove a piedi per fare le commissioni, ci si conosce tutti e girano ancora i trattori per le vie. La scorsa settimana, come in molti altri Comuni d’Italia, abbiamo dovuto decidere la nuova amministrazione che ci governerà da qui in poi: non so se perchè probabilmente sono state le ultime elezioni nel luogo che mi ha visto crescere, o forse per via del lavoro, fatto sta che le ho seguite in modo più appassionato e da vicino.
Ho visto persone di tutte le età mettersi in gioco, alcune già avvezze alla politica, altri neofiti dell’ambiente; ho visto parlare animatamente del futuro del paese e di come renderlo migliore; ho visto persone destinare gran parte del proprio tempo per farsi conoscere e far conoscere agli altri il proprio programma e i propri ideali; ho visto giovani impegnarsi per il bene del proprio paese; ho visto fare promesse importanti, perchè in fondo è su questo che si basa la politica e il patto che si stringe tra un manipolo di cittadini al governo e i restanti. Purtroppo, però ho visto anche volare parole grosse tra le diverse liste, sgambetti a mezzo stampa e giochetti di potere che manco Clinton – Trump. Perchè in fondo è su questo che si basa l’essere umano. L’insicurezza, la paura di perdere o di perdere il potere e la posizione conseguiti, la voglia di ottenere tutto e subito, spesso ci portano a essere scorretti, a giocare sporco, a guardare più nell’orto dell’altro che nel proprio, screditando quanto fatto invece che pensare a fare meglio noi. In politica tutto questo è amplificato, auspicherei più per un’irrequieta voglia di fare il bene del proprio paese, temo invece che in parte sia per la sete di potere che attanaglia tutti, soprattutto chi ne è a tanto così dall’averlo. Tutti quanti i candidati hanno parlato di cambiamento: non se abiterò ancora lì per poterlo vedere con i miei occhi, ma durante la campagna elettorale ho visto pochi esempi di comportamenti e comunicazione corretti e tanta smania di portare solo acqua al proprio mulino con ogni mezzo.
Gandhi predicava una cosa sacrosanta: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, un insegnamento applicabile in qualsiasi ambito, dalla vita privata a quella pubblica: SeDici che vuoi cambiare le cose, cambia prima te stesso. Non può esserci miglioramento, se noi rimaniamo quelli di sempre; se la Storia si reitera senza imparare nulla dagli errori. Ammetto le mie colpe nell’essermi sempre disinteressata di politica e quindi di non avere basi per fare un paragone, ma sotto certi aspetti questo modo di accaparrarsi preferenze, facendosi la guerra, mi ricorda tanto certe situazioni, certi ‘trusci’ a livelli più alti che fanno venire il voltastomaco solo a pensarci e che hanno stufato. A livello locale, però, è impensabile agire e andare avanti così: a livello locale ci sono le persone, il contatto diretto con la gente, le strette di mano, la gente che si incazza se non mantieni le promesse fatte, o almeno dovrebbe.
Se la campagna elettorale è un teatrino, dove gli attori fanno bella mostra delle loro doti migliori (alcuni proprio recitando e basta), i cinque anni che seguono sono la prova del nove: perchè la sfida non era vincere le elezioni, no, quella è solo l’espressione di una preferenza. La vera sfida ora, sia per la maggioranza che per l’opposizione, sarà non tradire la fiducia di chi ha votato e conquistare quella di chi ha fatto una scelta diversa. Non far pentire chi già ti seguiva e far ricredere chi non ti apprezzava, continuando ad appassionare entrambi: questa è da sempre e sarà la vera sfida, nella politica come nella vita.

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