“Nessun “non ce la farai” vale quanto un “non mollare””.
Cranio Randagio
In queste settimane è successa una cosa che mi ha fatta pensare. Non riguarda direttamente me e nemmeno qualcuno che conosco di persona. Riguarda Cranio Randagio, un rapper della scena romana. Io lui l’ho conosciuto l’anno scorso a X Factor: mi colpì la sua immagine di rapper maledetto ma dalla faccia pulita, intellettuale, con quegli occhialetti tondi che lo caratterizzavano. Era bravo, ma bravo davvero, dedicò la canzone delle audizioni a suo padre che non c’era più, mi colpì per l’intensità delle parole, ma anche per la rabbia che aveva dentro, che aveva negli occhi. Arrivò a un passo dai Live: Mika lo lasciò a casa perchè non sapeva come gestirlo al meglio, al posto suo prese un ragazzino con un bel faccino, ma forse dal minor talento. Lo persi di vista.
Finchè non l’ho ritrovato sui giornali una settimana fa, sì ma sulle pagine di nera: Vittorio – questo era il suo nome – è morto durante un festino a base di alcool e droghe, così dicono. Aveva solo 22 anni. All’ultima puntata di X Factor, in apertura hanno voluto rendere omaggio a questo ragazzo, con il video del suo ultimo singolo “Petrolio”: un pugno nello stomaco, un colpo al cuore le parole di questa canzone, quasi un testamento, quasi sapesse come doveva andare a finire.
Cranio era solo un ragazzo che voleva fare musica, vivere della sua musica, che le aveva provate tutte per realizzare il suo sogno, prima di darsi per vinto: chissà quante porte in faccia, quanti “sei bravo” e poi oblio. Adesso che è morto tutti lo ricordano, tutti ne osannano il talento, la bravura, perfino lo celebrano con tributi… ma dov’eravamo tutti prima? Prima quando bastava davvero dargli la possibilità di esprimersi, di realizzarsi e magari così di salvarsi.
L’altro giorno a tavola, ne stavo parlando con Teo: “Sai che Kierkegaard diceva: “A volte penso che i miei problemi derivino dal fatto che io sia troppo spirito”. Se riesco ad arrivare ai 35 anni, avrò superato i grandi pensatori che mi ispirano al momento, tra cui anche il buon Jesus”. Sorrideva a denti stretti, Teo, ma io so che è il suo più grande incubo: non vivere troppo a lungo per vedere avverati tutti i suoi sogni. Ha gli anni contati, letteralmente, e quando l’altra sera ha visto il tributo che X Factor ha fatto a Cranio Randagio, non ha dormito tutta la notte per la rabbia. Perchè ha il terrore che il suo talento venga celebrato quando non potrà più goderne.
SeDici che vuoi dare una mano a Teo nella realizzazione del suo sogno, che lo stimi e lo apprezzi nella sua arte, che gli vuoi bene, allora è il momento di dimostrarlo. Nella corsa contro il tempo sembra che non possiamo fare nulla. E invece no: qualcosa di grande, seppur piccolo, lo possiamo fare tutti, ADESSO. Che si tratti di scambiarci due parole, di chiedergli come sta, di far pubblicità al suo progetto #Fiabecontrocilcancro, di dargli una mano con gli eventi o meglio ancora, di sostenerlo nella sua raccolta fondi.
Non aspettate domani per dirgli quanto era bravo o quanto era bello il suo progetto: ci sono circostanze in cui le parole non contano proprio più un cazzo. Da adesso parlano solo i fatti. Per lui, per me, per noi. Grazie a chi c’è stato, a chi c’è e a chi ci vorrà essere, che per noi fa tutta la differenza.
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