L’altro giorno stavo pensando e ripensando a cosa mi fa davvero arrabbiare (sì, perché non sono Santa Maria Goretti, anzi, la mia velocità nell’incazzarmi è proverbiale!) e una di queste cose è la mancanza di gratitudine. Avete presente quando in una metropolitana affollata vi alzate per lasciare il posto a una donna incinta o a una persona anziana e questa vi guarda, con un sogghigno che pare dire: “Potevi muoverti prima?” oppure quando portate la zia all’ospedale a fare le lastre e questa poi scende dall’auto e non dico grazie, ma manco vi saluta? Ecco basta poco a rovinarmi la giornata, ma basterebbe anche meno per girarla dal verso giusto. Per non parlare degli ingrati ‘ciechi’, ovvero quelli che dalla mattina alla sera si lamentano di ogni cosa: dello spread che sale, dei soldi che scarseggiano, del mal di testa che li affligge, della pioggia, della neve, del fatto che non hanno amici o un compagno o una fidanzata, del fatto che devono lavorare anche il sabato, quando magari hanno un posto fisso, un loro conoscente sta lottando contro il cancro da anni ormai e gli amici son lì che aspettano solo una telefonata per organizzare qualcosa tutti insieme. Basterebbe a volte guardare solo poco più in là del proprio naso per capire quanto si è fortunati e ringraziare per quello che si ha, o che ci è concesso di avere, rendendosi conto anche che la maggior parte dei successi e degli insuccessi dipendono da noi. E basta.
Grazie è una parola corta, non costa che un respiro, ma ha un potere enorme: regala un sorriso a chi lo riceve, eliminando quel fastidioso senso di ‘scontato’ che spesso si dà alle cose e alle persone e aumenta la consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie fortune in chi lo pronuncia, migliorando l’umore e l’approccio alla vita. E poi è contagioso: provate a dirlo ritirando lo scontrino del cappuccino al bar o il prosciutto al banco gastronomia al supermercato e vi accorgerete che la persona immediatamente dopo di voi farà lo stesso.
La gratitudine è una virtù che va allenata, in qualcuno è innata ma per altri va coltivata giorno dopo giorno. Per questo, l’esercizio di questa settimana è il ‘quaderno della gratitudine’, ovvero un taccuino, un diario, un’agenda in cui ogni sera scrivere due o tre cose per cui essere grati, dalla più banale alla più profonda. Bastano solo tre minuti, prima di addormentarsi, per imparare a rendersi conto delle cose belle che ci circondano e che spesso non riusciamo a vedere.
Basta poco per essere felici, anche un Grazie, uno solo, ma detto con il cuore. Forza, la felicità non aspetta: iniziate subito, ora, adesso.
Grazie…perchè ci sei tu!!!
Potrei dirti la stessa cosa… Grazie a te, sorellina mia! :*
[…] esercizio fa, più precisamente l’esercizio #2, avevamo ribadito il fatto di quanto fosse importante sapere dire Grazie a chi ci circonda: dal […]